Nessun impatto del Covid sulla scelta universitaria, con le iscrizioni che non calano, e con gli atenei che diventano però sempre più “rosa”, con una forte prevalenza di studentesse.

E con un buon piazzamento in classifica per gli Atenei dell’Isola.

Nella classifica relativa ai “grandi atenei statali” (quelli con oltre 40.000 iscritti) Cagliari con un punteggio di 86,7 si posiziona in ottava posizione, alle spalle di Perugia, in prima posizione con un punteggio di 93,3, e dopo Salerno, Pavia, Calabria, Venezia Ca’ Foscari, Parma e Milano Bicocca. L’università del Capoluogo è però in prima posizione con riferimento alle borse di studio assegnate e un punteggio di 110,10.

La classifica relativa ai “medi” atenei statali vede invece anche quest'anno Trento al primo posto (da 10.000 a 20.000 iscritti), con un punteggio pari a 97,3. L'incremento di 16 punti dell'indicatore internazionalizzazione garantisce all'ateneo il mantenimento della posizione di vertice. Seguono al secondo posto Siena e, al terzo, l’università di Sassari (92,8), a pari merito con Udine, che avanza di tre posizioni, grazie ai 18 punti guadagnati per l'indicatore comunicazione e servizi digitali. L’Università di Sassari è però al top, con un punteggio di 110,10, per le strutture a disposizione.

Nella classifica dei “piccoli atenei statali” (fino a 10.000 iscritti) difende la prima posizione Camerino, con un punteggio complessivo pari a 98,2, seguita da un altro ateneo marchigiano, Macerata, che totalizza 86,5 punti e che per classe dimensionale non si colloca più tra i medi atenei statali. La classifica dei politecnici è guidata anche quest'anno da Milano (con 93,3 punti) e vede al secondo posto lo Iuav di Venezia (90,3) e al terzo (ma quasi a pari merito) Torino (90,2), seguito Bari (86,0), che chiude la classifica.

Tra i “mega atenei statali” (quelli con oltre 40.000 iscritti) nelle prime due posizioni si confermano Bologna, prima con un punteggio di 91,8, seguita da Padova (88,7).

IN ITALIA – Al di là della classifica, la temuta contrazione delle iscrizioni a causa della pandemia nell'anno 2020-2021, sottolinea il Censis, non c'è stata, anche grazie alle misure eccezionali di sostegno del diritto allo studio approvate. Al contrario, la crescita del 4,4% degli immatricolati consolida l'andamento positivo che si ripete ormai da sette anni. Calcolato sulla popolazione diciannovenne, il tasso di immatricolazione ha raggiunto quota 56,8%. Ma con un tasso di immatricolazione maschile pari a 48,5%, mente quello femminile è stato del 65,7%. Per le ragazze si è registrato un incremento annuo del 5,3% rispetto al +3,3% dei maschi immatricolati. Con il 77,7% di studentesse immatricolate, l'area disciplinare Artistica-Letteraria-Insegnamento è quella con il tasso di femminilizzazione più elevato. All'opposto, nell'area Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics) l'universo femminile è rappresentato da una quota che, pur crescendo di anno in anno, resta ancora minoritaria (il 39,4%). 

(Unioneonline/v.l.)

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