Tragedia del Natisone, indagati tre vigili del fuoco e l’operatore del 112: omicidio colposo
Tre amici tra i 17 e i 25 anni morirono sorpresi dalla piena del fiume. Al vaglio degli investigatori i presunti ritardi nei soccorsi dopo le diverse telefonate di Patrizia CormosPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Tre vigili del fuoco e un infermiere del Numero unico di emergenza 112 sono indagati per la tragedia del Natisone in cui morirono Patrizia Cormos, Bianca Deros e Cristian Molnas, travolti dalla piena del torrente lo scorso 31 maggio.
La Procura della Repubblica di Udine ha inviato gli avvisi di garanzia. Le indagini, ha precisato il procuratore capo Massimo Lia, si sono concentrate su chi ha gestito il protocollo di emergenza e non sul personale che è intervenuto sul posto. Non sono dunque coinvolti i vigili del fuoco che, anche in maniera eroica, hanno provato a salvare i tre ragazzi di 17, 23 e 25 anni. Uno, in particolare, provò anche a raggiungerli a nuoto mettendo a rischio la propria incolumità.
I primi interrogatori sono fissati per il 4 dicembre, il reato ipotizzato è omicidio colposo.
Gli investigatori hanno analizzato dettagliatamente i tabulati e le registrazioni delle telefonate di Patrizia, che a più riprese chiamò il 112 per allertare i soccorsi, dopo essere rimasta bloccata assieme ai due amici dall’improvvisa piena del torrente. Analizzate anche le comunicazioni tra la sala operativa Sores Fvg, a cui appartiene l'indagato del comparto sanitario, e quella dei vigili del fuoco. Ed è proprio quello delle chiamate tra l’infermiere e i pompieri il principale aspetto da chiarire.
La procedura prevede che l’operatore del 112 acquisisca la telefonata e la smisti al collega della centrale operativa sanitaria Sores Fvg e ai comandi dei vigili del fuoco che potrebbero essere interessati dall’intervento.
L'invio degli avvisi di garanzia ha scosso tutto il personale della centrale operativa Sores Fvg e non solo l'infermiere materialmente coinvolto nell'indagine. Dalla struttura sanitaria si pone l'accento sul fatto che l'accertamento di eventuali responsabilità su un addetto che è impossibilitato ad accertare, da remoto, le effettive condizioni di emergenza del richiedente, farebbe nascere un pericoloso precedente, se non si configurasse un'effettiva omissione.
(Unioneonline/L)