Terremoto in Emilia, il Papa in visita a Carpi e Mirandola: "Restano le cicatrici, ma anche il coraggio"
Papa Francesco in visita a Carpi e Mirandola, due comuni simbolo delle devastazioni provocate dal terremoto del 2012 in Emilia.
Una presenza che "onora l'intera comunità regionale - dice il governatore Stefano Bonaccini - che tocca nel cuore una terra che grazie alla tenacia della sua gente ha provato immediatamente a rialzarsi e dove, insieme, stiamo completando con efficacia la ricostruzione seguita al sisma".
Il Santo Padre, arrivato in elicottero e poi salito sulla papamobile, è stato accolto da una folla di fedeli.
L'arrivo del Papa - Video:
"Cari fratelli e sorelle, anche noi siamo invitati a decidere da che parte stare", ha detto il pontefice nella sua omelia. "Si può stare - ha aggiunto - dalla parte del sepolcro oppure dalla parte di Gesù. C'è chi si lascia chiudere nella tristezza e chi si apre alla speranza. C'è chi resta intrappolato nelle macerie della vita e chi,
come voi, con l'aiuto di Dio solleva le macerie e ricostruisce con paziente speranza".
Dopo l'Angelus in piazza Martiri a Carpi, la benedizione delle prime pietre di tre nuovi edifici della Diocesi: la parrocchia di Sant'Agata a Carpi, la Casa di esercizi spirituali di Sant'Antonio a Novi e la Cittadella della carità, che ospiterà gli uffici della Caritas.
Sono 118 le chiese riaperte nella regione sui 294 gli edifici religiosi danneggiati dalle scosse di 5 anni fa.
"LUOGHI DELLA MEMORIA" - Ma è parlando davanti al duomo di Mirandola, ancora inagibile dal 2012, che Papa Francesco ha ricordato alle popolazioni dell'Emilia Romagna "con quanta dignità" abbiano affrontato i mesi successivi al dramma, prima di chiedere l'impegno delle istituzioni per terminare la ricostruzione, in particolare dei centri storici: "I luoghi della memoria storica e sono spazi indispensabili della vita sociale ed ecclesiale. Il mio augurio è che non vengano mai meno la forza d'animo, la speranza e le doti di laboriosità che vi distinguono. Rimanga saldo il vostro intento di non cedere allo scoraggiamento dinanzi alle difficoltà che ancora permangono".
LE CICATRICI E LA SPERANZA - Il Pontefice ha poi ricordato quanto il terremoto abbia compromesso il "patrimonio umano e culturale" di questa terra, pensando ai disagi subiti come "le ferite alle case, alle attività produttive, alle chiese e agli altri monumenti, carichi di storia e di arte e simbolo della spiritualità e della civiltà di un popolo. Penso soprattutto alle ferite interiori: la sofferenza di chi ha perso i suoi cari e di chi ha visto disperdersi i sacrifici di una vita intera".