Tamponi ai calciatori e non ai medici. Parla di "discriminazione" Nicola Mumoli, direttore dell'Unità operativa di Medicina dell'ospedale di Magenta, "dove da settimane trovano cura oltre 130 pazienti affetti da Covid 19".

In una lettera inviata al "Corriere della Sera" Mumoli denuncia un episodio che ha coinvolto una sua collaboratrice.

"Impegnata da subito in questa battaglia e con contatti quotidiani con pazienti affetti da Covid-19, pochi giorni fa si è ammalata - racconta - manifestando sintomi e segni tipici della patologia virale. Contattati più volte i numeri di emergenza nazionale, le è stato negato il tampone".

Invece, osserva il camice bianco, "le pagine delle cronache riportano le buone condizioni di calciatori, attori e politici che esattamente come la mia collaboratrice hanno avuto 'contatto con persone positive e sintomi da virosi' ma cui, a differenza della dottoressa, è stato eseguito il tampone e quindi formulato un corretto programma sanitario di controllo".

"Non conoscere, ma solo ipotizzare per la mia collaboratrice un contagio da coronavirus, oltre a essere ragione di preoccupazione e angoscia, non le consente di applicare le linee guida in fieri sull'eventuale assunzione di farmaci antiretrovirali né di scegliere i corretti tempi del rientro al lavoro", segnala il primario. "Inevitabile il pensiero di chiunque: grande solidarietà con il personale sanitario, striscioni ovunque, slogan buonisti sbandierati da tutti, ma di fatto solo discriminazione e ipocrisia. Se si deve scegliere tra un calciatore e un medico non ci sono dubbi e ci sentiamo condannati a sparire sotto quella mascherina che indossiamo ogni giorno".

(Unioneonline/v.l.)
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