La Polonia chiederà l'estradizione dei quattro ragazzi che, stando alle accuse, la notte del 25 agosto hanno stuprato una prostituta peruviana, una giovane polacca e picchiato un suo connazionale sulle spiagge di Rimini.

Per scoraggiare crimini del genere, ha detto il viceministro di Varsavia Patryk Jaki, i quattro andrebbero puniti "con la morte e le torture".

GLI INTERROGATORI - Intanto cominciano gli interrogatori dei quattro presunti autori dello stupro, e ognuno racconta una sua verità.

I minorenni (due fratelli di 15 e 16 anni marocchini e un 17enne nigeriano) dicono di non aver violentato nessuno ma di essere stati usati dal quarto uomo, Guerlin Butungu, l'unico maggiorenne ribattezzato come "il capobanda".

"Era lui a comandare, organizzava i colpi e noi eravamo come i suoi cani. Quella sera avevamo bevuto diverse birre, noi tenevamo la donna ma era Butungu a fare il resto", dice uno di loro.

LA VERSIONE DI BUTUNGU - Congolese, vent'anni, Butungu è stato preso per ultimo mentre cercava di scappare con un treno da Pesaro. Sbarcato a Lampedusa nel 2015, ha ottenuto un permesso di soggiorno fino al 2018 per motivi umanitari (faceva il volontario in una cooperativa). Fedina penale immacolata, attualmente senza fissa dimora.

Lui si difende: "Io non c'entro niente, sono evangelico e le donne non le tocco. Quella sera abbiamo bevuto, fumato, e siamo andati in giro. Poi siamo tornati a casa". Una versione che non torna agli inquirenti, così come non torna neanche lo scaricabarile degli altri tre.

"L'hanno fatto in quattro", racconta la trans peruviana, e anche la turista polacca ha parlato di stupro ripetuto di gruppo.

L'ACCUSA - Per tutti i componenti del gruppo l'accusa formalizzata dalla Procura di Rimini è di rapina aggravata e violenza sessuale di gruppo, con la richiesta della custodia cautelare in carcere. La pena potrebbe superare i vent'anni.

(Redazione Online/D)

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