Ha ammesso di aver messo il ceppo blocca freno e di averlo fatto altre volte, Gabriele Tadini, il caposervizio della funivia del Mottarone, interrogato questa mattina nel carcere di Verbania dal gip Donatella Banci Buonamici per l’incidente in cui sono morte 14 persone.

Difeso dall'avvocato Marcello Perillo, l'uomo ha spiegato che le anomalie manifestate dall'impianto non erano collegabili alla fune ed ha escluso collegamenti tra i problemi ai freni e quelli alla fune.

 "Non sono un delinquente – ha aggiunto -. Non avrei mai fatto salire persone se avessi pensato che la fune si spezzasse”. “Porterò il peso per tutta la vita, sono distrutto perché sono morte vittime innocenti”, ha detto.
“Sono quattro giorni che non mangia e non dorme", ha aggiunto il difensore.

I legali hanno chiesto al gip, al termine dell'interrogatorio, la misura degli arresti domiciliari, non la libertà. Hanno chiarito di non aver chiesto al giudice che non venga applicata una misura cautelare. Per contenere le esigenze cautelari, per la difesa, bastano i domiciliari. 

IL DIRETTORE –  "Non sapevo dell'uso dei forchettoni, non ne ero consapevole", le parole al gip del tribunale di Verbania del direttore di esercizio della funivia del Mottarone, Enrico Perocchi, secondo quanto riferito dal suo legale, avvocato Andrea Da Prato. L'uomo ha dunque negato quanto sostenuto da Tadini, e cioè che fosse al corrente dell'uso dei forchettoni per bloccare il freno di emergenza che entrava in funzione a causa delle anomalie dell'impianto. 

"Non salirei mai su una funivia con ganasce, quella di usare i forchettoni è stata una scelta scellerata di Tadini", ha scandito.

(Unioneonline/D)

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