Sciopero dell'Anm contro la riforma della giustizia: «Difendiamo la Costituzione non una casta»
La protesta delle toghe, adesione all'80%: «Vogliono indebolirci»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Sulla scalinata della Cassazione con coccarda tricolore sulla toga e Costituzione stretta tra le mani. È l'immagine simbolo del giorno di sciopero della magistratura italiana contro la riforma della giustizia portata avanti dal governo Meloni. Una iniziativa che le stesse toghe non nascondono essere «forte» perché «è un potere dello Stato» che decide di incrociare le braccia, una scelta che punta a sottoporre all'attenzione dell'opinione pubblica un progetto legislativo, a cominciare dalla separazione delle carriere, che a dire della magistratura punta sostanzialmente a «limitare la giurisdizione». La percentuale di adesione, che sfiora l'80%, è salutata come un successo per una iniziativa, ribadiscono compatte le varie anime correntizie, che non rappresenta la difesa di una corporazione, «di una casta», ma della Costituzione.
«Noi non difendiamo nessun privilegio - spiega il presidente dell'Anm, Cesare Parodi - ma vogliamo spiegare ai cittadini perché questa riforma è stata voluta. Si è formata nell'opinione pubblica una immagine della magistratura che certamente non corrisponde alla realtà. Si è voluto un narrato sulle toghe negativo».
Nei distretti, sul territorio, l'adesione ha percentuali omogenee. Giudici, pubblici ministeri, hanno fermato per 24 ore l'attività nei tribunali.
«Vogliono indebolirci - taglia corto il segretario dell'Anm, Rocco Maruotti, parlando dal palco del cinema Adriano, nella Capitale, nel corso di una affollata assemblea -. L'obiettivo è privare di autorevolezza la giurisdizione», ma su questo punto «non ci sono margini di trattativa perché l'indipendenza e l'autonomia della magistratura è materia non negoziabile», aggiunge.
Il dato ribadito con forza è che la mobilitazione non si chiude con lo sciopero ma che, anzi, l'astensione è il primo passo di una road map che ha nell'incontro con il governo, fissato per il 4 marzo, uno snodo importante. «Il nostro è come un grido di allarme lanciato alla società civile, a tutte le donne e gli uomini di buona volontà - spiega Giuseppe Tango, esponente di Magistratura indipendente, la corrente moderata -. Avvertiamo il concreto e serio pericolo che la riforma della Costituzione oggi in discussione renderà un cattivo servizio alle istanze di giustizia dei cittadini» e «non si può restare in silenzio».
Far arrivare a tutti le preoccupazioni di un intero comparto, questa sembra la necessità primaria. «Quello di oggi è solo un primo passo - osserva Giovanni Zaccaro, segretario di Area - di un lungo percorso. Dobbiamo fare capire a tutti i rischi della riforma Nordio che colpisce l'assetto costituzionale della magistratura». Da domani continuerà «il dibattito e confronto» anche se oggi arriva una risposta «unitaria» su una scelta, quella dello sciopero, definita «impegnativa» ma necessaria per «destare l'attenzione dell'opinione pubblica». Per Magistratura democratica, la corrente di sinistra, il progetto governativo punta a «ridimensionare l'indipendenza» di un potere dello stato «nel suo complesso» mentre per Unicost oggi arriva una risposta compatta a difesa «dell'autonomia e indipendenza» delle toghe che è «un principio cardine della democrazia e dell'equilibrio fra i poteri».
(Unioneonline)