Satnam Singh è morto anche a causa di un "copioso sanguinamento".

È quanto emerge dai primi risultati dell’autopsia disposta dalla Procura di Latina sul bracciante di 31 anni di origine indiana rimasto vittima di un drammatico incidente sul lavoro.

Singh si era ferito mentre lavorava a un macchinario, che gli ha tagliato di netto un braccio e lacerato entrambe le gambe. Invece di essere soccorso, fu messo sul furgone e scaricato sotto casa, il datore di lavoro secondo quanto dichiarato dalla moglie di Singh – che lavorava con lui – aveva anche sequestrato i loro telefoni.

Il dettaglio che emerge dall’autopsia è di grande rilevanza, potrebbe infatti aggravare la posizione dell’unico indagato –il datore di lavoro Antonello Lovato – perché con un intervento tempestivo il bracciante si sarebbe potuto salvare. 

Singh lavorava da due anni a nero, l’azienda di Lovato era nel mirino della Procura da cinque anni, sotto indagine per caporalato.

Oggi il procuratore di Latina Giuseppe De Falco ha parlato ai microfoni di Lazio Tv: «La vicenda di Satnam Singh ha portato in rilievo una situazione grave che c'è da tempo e che oggettivamente sembra aumentare nel corso del tempo. Ci sono settori, come quello dell'agricoltura, che assumono personale che, per ragioni economiche, accetta di lavorare in assenza di forme di tutela e norme di sicurezza. Le indagini della procura di Latina sono numerose e cercano di aggredire queste situazioni, per combattere lo sfruttamento dei lavoratori. In questo settore è facile comprendere come le esigenze economiche dei lavoratori li portino a non denunciare. L'appello verso coloro che assistono ad episodi del genere è quello di renderlo noto, denunciando», ha detto.

(Unioneonline/L)

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