Avrebbe prima provato a negare e avrebbe poi ammesso di avere sparato il ragazzo di 17 anni in stato di fermo per l'omicidio di Santo Romano, il giovane di 19 anni ucciso a San Sebastiano al Vesuvio nella notte tra venerdì e sabato da un colpo di arma da fuoco al petto.

È ciò che trapela dagli inquirenti che indagano sul delitto del 19enne nel Napoletano. Al giovane i carabinieri sono risaliti visionando le immagini della videosorveglianza in zona, che mostrano una minicar che si allontana poco dopo l'esplosione dei colpi.

Per l'individuazione del 17enne decisive sono state anche le tante testimonianze raccolte. Ed è caccia ora a eventuali complici.

Nel raid è rimasto ferito anche un amico del giovane, sempre di 19 anni, raggiunto al gomito da un proiettile e tuttora ricoverato presso lo stesso nosocomio napoletano dove è morto Romano. I militari dell'Arma della compagnia di Torre del Greco non tralasciano nulla, tanto da avere scandagliato i profili social del presunto sicario, alla ricerca di elementi utili. Gli inquirenti hanno concentrato la loro attenzione su una serie di scatti, alcuni dei quali sarebbero stati postati dopo la rissa e la sparatoria avvenute nella notte tra venerdì e sabato. Foto che inneggiano all'uso delle armi.

Tutto è nato da una lite tra ragazzi, scoppiata per futili motivi. Forse scatenata da una semplice pestata ad un piede. Santo Romano, incensurato e con il sogno di diventare un calciatore, era lì «e ha provato a difendere un amico», racconta tra le lacrime la sua fidanzata. Romano era portiere del Micri, formazione che milita nel campionato di Eccellenza e nella quale gioca anche l’altro ferito: «Una notizia che ti scuote e ti travolge - scrivono dalla società sulle pagine social - come se fossimo stati catapultati in un incubo». 

(Unioneonline/D)

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