Una nuova sentenza del tribunale civile di Roma ha riconosciuto la stepchild adoption per due mamme che hanno avuto una figlia grazie alla fecondazione eterologa.

La vicenda, che riguarda una scrittrice e una giornalista, segna un'altra vittoria per le famiglie arcobaleno dopo le sentenze del tribunale di Trento e di quello di Firenze.

Rory Cappelli, la mamma non biologica ma riconosciuta oggi grazie alla sentenza del tribunale, ha commentato così: "Vivevo nel terrore che mi potesse accadere qualcosa o che potesse accadere qualcosa a nostra figlia, vivevo nel terrore di non essere in grado di fare nulla: adesso, dopo quasi 4 anni, posso finalmente respirare. La bimba che ho cullato, consolato, che ho visto crescere, che mi chiamava mamma, adesso l'altra mamma ce l'ha per davvero, anche per lo Stato".

Ora la donna potrà "stracciare la delega" che le permette di andare a prenderla a scuola. "Potrò rifare i documenti, metterci anche il mio nome, potrò starle accanto senza che nessuno si domandi chi sono".

Per Marilena Grassadonia, presidente dell'associazione Famiglie Arcobaleno, è "un nuovo passo in avanti".

Tuttavia, sottolinea la donna, "la mancanza di una legge chiara che disciplini la genitorialità omosessuale nel nostro Paese impedisce a molti bimbi nella stessa situazione di vedere riconosciuti i loro diritti".

In particolare, denuncia Grassadonia, in alcuni tribunali la situazione è bloccata da molti mesi e non è stata emessa alcuna sentenza. "L'indeterminatezza delle leggi sta costringendo le nostre famiglie a una battaglia lunga e difficile per ottenere tutele che la nostra Costituzione, come spiegato dalla Cassazione, già ci riconosce".
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