Renzi: "Fuori dal Pd si perde". E Pisapia lo sfida fondando un nuovo partito
Un Matteo Renzi tutto all'attacco, quello intervenuto a Milano in occasione dell'assemblea dei circoli del Pd.
Il segretario dem, che dopo il flop alle amministrative è ormai accerchiato anche da quelli che parevano essere suoi fedelissimi, non cita nessuno. Ma ne ha per tutti.
"Si aspettano che io parli di coalizioni, di leggi elettorali, ma io parlerò di tutt'altro", è l'esordio dell'ex premier.
Respinge le critiche, che negli ultimi giorni gli sono arrivate anche da Prodi e Franceschini, e avvisa: "Il Pd tira dritto su una linea scelta da due milioni di elettori alle primarie del 30 maggio: nessuna nostalgia del passato, né dei tavoloni dell'Unione, noi ascoltiamo tutti, ma non ci ferma nessuno".
"Fuori dal Pd - continua - non c'è la vittoria della sinistra, c'è la sconfitta", è il monito lanciato a Pisapia e Bersani.
"Il leader - è l'avvertimento a quanti gli chiedono di indicare un altro candidato premier - lo scelgono i voti, non i veti".
Disegna un'Italia in cui da una parte "ci sono gli altri, che hanno nostalgia del passato", dall'altra "ci siamo noi che guardiamo al futuro", quindi rivendica: "Io non ho nostalgia dei tavoloni con 12 sigle".
Poi l'affondo: "Mi chiedono di essere più inclusivo, ma essere inclusivo non significa mettere d'accordo le correnti per i posti in lista, non significa decidere le candidature dandone una a te e una all'altro, significa stare in mezzo alla gente".
Sulle amministrative, spiega l'ex premier, "si stanno facendo letture troppo superficiali, è impossibile fare un'analisi nazionale".
Poi annuncia la campagna elettorale per le politiche. Comincerà il 24 settembre, alla chiusura della Festa dell'Unità di Imola: "Da allora saliremo su un treno per 5 mesi, andremo in tutte le province d'Italia".
Resta da vedere chi salirà su quel treno, con un Matteo Renzi sempre più isolato e accerchiato.
Intanto, a Roma, va in scena in piazza Ss Apostoli la kermesse dell'altra sinistra, quella di Pisapia e Bersani. E con loro, oltre alla Boldrini e ad altre personalità del variegato mondo a sinistra del Pd, ci sono anche molti democratici di primo piano. Dal ministro Andrea Orlando a Gianni Cuperlo, passando per il governatore della Regione Lazio Nicola Zingaretti.
"Nasciamo alternativi a Renzi", ha detto Pierluigi Bersani. Critiche al segretario Pd arrivano anche da Giuliano Pisapia, che chiede "discontinuità" e parla dell'abolizione dell'articolo 18 e dell'Imu ("due errori"). Poi annuncia la fusione dei gruppi dirigenti di Mdp e del suo movimento, Campo Progressista, e la formazione di un nuovo soggetto politico: "Oggi si chiama 'Insieme' ma non è il nome definitivo, quello lo sceglieremo tutti insieme".
(Redazione Online/L)