Reggiani, oggi la sentenzaLa difesa chiede l'assoluzione
Si attende la sentenza per il rumeno che è accusato dell'omicidio di Giovanna Reggiani. Mailat ha chiesto perdono, ma solo per aver rubato la borsa alla vittima. Il pm ha chiesto l'ergastolo per l'imputato, mentre l'avvocato difensore l'assoluzione.Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Ha pianto durante l'intervento del suo difensore, Romulus Nicolai Mailat, il romeno di 25 anni sotto processo per la morte di Giovanna Reggiani. "C'è una maledizione contro la mia famiglia", si è sfogato così con l'interprete Ileana Baboi, spiegando che quel pianto non era conseguenza del processo, ma del ricordo della famiglia del giovane romeno. "Mailat aveva tanta voglia di sfogarsi - ha detto l'interprete - di parlare della sua famiglia e delle circostanze in cui ha perso due fratelli. Uno, di 15 anni, è morto in circostanze misteriose; una sorella, poi, è stata uccisa dal marito. Mailat pensa ad una maledizione contro la sua famiglia". Per lo specifico del processo "Mailat ha detto di sentirsi già condannato - ha aggiunto l'interprete - ma continua a confidare in una giustizia divina".
Invitato dal presidente della III corte d'assise di Roma a dire qualcosa prima della camera di consiglio che porterà alla sentenza, Romulus Nicolae Mailat, accusato dell'omicidio di Giovanna Reggiani, si è alzato in piedi e per la prima volta ha pronunciato pubblicamente le sue parole: "Chiedo perdono innanzi a Dio - ha detto - e spero che giustizia sia fatta. Io mi sento colpevole per quello che ho fatto, ma ho solo rubato la borsa alla signora Reggiani. Non ho fatto altro, non l'ho ammazzata. Mi dispiace di ciò che è successo quella sera. Chiedo scusa a lei, signor presidente, alla corte, e a tutti i presenti in aula". Prima delle parole di Mailat c'erano state brevi repliche all'arringa difensiva da parte del Pm Maria Bice Barborini, che ieri ha chiesto la condanna di Mailat all'ergastolo, e dell' avvocato di parte civile Tommaso Pietrocarlo, nonchè le controrepliche dello stesso difensore di Mailat, avvocato Piero Piccinini. Subito dopo la corte è entrata in camera di consiglio, dalla quale in giornata uscirà con la sentenza.
CHIESTA L'ASSOLUZIONE. Sono "carenti e insufficienti le prove raccolte nel processo". E' la motivazione per la quale, a conclusione della sua arringa, l'avvocato Piero Piccinini ha chiesto l'assoluzione di Romulus Nicolae Mailat, sotto processo per l'aggressione e l'uccisione di Giovanna Reggiani, la donna aggredita il 30 ottobre 2007 nei pressi della stazione ferroviaria romana di Tor di Quinto. Secondo il legale, l'assoluzione dev'essere disposta dalla III corte d'assise di Roma ai sensi del secondo comma dell'art.530 del Codice penale, ovvero quello che ricalca la vecchia formula dell'insufficienza di prove. L'avvocato Piccinini ha chiesto in subordine che nei confronti di Mailat venga esclusa la contestata aggravante della violenza sessuale.
STRADA SBAGLIATA. Secondo l'avvocato Piero Piccinini, processualmente "si è imboccata la strada sbagliata per incolpare Mailat della morte di Giovanna Reggiani. Nel dibattimento è emerso solo un disordine crescente, che invece di chiarire la situazione ha aumentato sempre più i dubbi". Secondo Piccinini, "oggi, a un anno di distanza dall'episodio, quello che non sappiamo di ciò che è successo quella sera è molto di più di quello che sappiamo". Invitando i giudici a guardare ai dati materiali e ad esaminare invece con diffidenza le prove testimoniali, ha definito "imbarazzante" la testimonianza della "supertestimone" Emilia Neamtu, zia di Mailat, la quale chiamò il 113 quella sera, dopo aver visto il nipote portare sulle spalle il corpo di una persona. "Testimoni dicono che la Neamtu - ha detto il legale - è stata quella che ha suggerito a Mailat di occultare il corpo della Reggiani sotto il ponte. E' quindi una testimone o una complice? La donna non può aver visto nulla. La sua ricostruzione è un insulto all'intelligenza e alla credibilità".
LE PERPLESSITA'. Per il difensore di Mailat, avvocato Piero Piccinini, processualmente "sono emersi tanti elementi di perplessità. Sono una massa che impedisce di credere alla colpevolezza di Mailat. Occorre una riconsiderazione complessiva e totale della posizione del suo assistito. Con prove come quelle raccolte, è un rischio condannare una persona". Per il legale del romeno, sarebbe emerso da due testimonianze che sul luogo della morte di Giovanna Reggiani ci sarebbe stata quantomeno "la presenza di più persone. Mailat non c'era. Ha dato una spiegazione di quello che era successo quella sera dopo tre giorni di carcere, dichiarandosi colpevole della sottrazione della borsetta, ma soffermandosi solo sulla sottrazione, ovvero su ciò che per lui non rappresenta neanche un reato". E poi, secondo l'avvocato Piccinini, "se la signora Reggiani è stata massacrata a pugni, ragionevolmente parte del sangue doveva trovarsi addosso a Mailat. Ma di questo sangue non c'è traccia". "Chi ha massacrato la Reggiani - ha concluso - avrebbe dovuto avere su di sè i segni. Ma sulle mani di Mailat c'è solo una lieve escoriazione non compatibile con la forza lesiva utilizzata nell'aggressione".