"Quello dell'albergo non deve rompere il c... Digli che deve stare calmo".

Queste le parole di Paolo D'Incecco, dirigente della Provincia di Pescara delegato alle Opere pubbliche, pronunciate quel 18 gennaio alle 9:30 poco prima che l'Hotel Rigopiano, la struttura da cui stavano arrivando le prime chiamate di soccorso, scomparisse sotto una valanga di neve uccidendo 29 persone.

Solo un'ora dopo i sismografi registrarono la prima scossa di terremoto, superiore a magnitudo 5, che ha innescato la slavina mortale.

Il telefono di D'Incecco - racconta Il Messaggero - era sotto controllo dalla Procura dell'Aquila per via di un'indagine sugli appalti in Abruzzo. Così, a quasi un anno da quei giorni, è chiarissima la sua voce - ascoltata in diretta dalla squadra mobile: "E poi c’è il direttore dell’hotel Rigopiano. Chiede una turbina per far ripartire gli ospiti, bloccati dalla nevicata" gli dice il responsabile della Viabilità provinciale, Mauro Di Blasio. "Non deve rompere...", risponde lui.

INDAGATO IL PREFETTO - Giovedì intanto la Procura di Pescara ha inviato 23 nuovi avvisi di garanzia per omicidio colposo plurimo, lesioni colpose e in certi casi falso e abuso d'ufficio.

Oltre a D'Incecco e Di Blasio, è indagato anche l'ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, che secondo le accuse si attivò troppo tardi nell'aprire il Centro coordinamento soccorsi e l'Unità di crisi: lo fece solo dopo le 12 mentre alle 18:28 fu richiesto l'intervento dell'esercito.

"Il prefetto e i due dirigenti (Leonardo Bianco e Ida De Cesaris, ndr.) - si legge nell'avviso di garanzia - determinavano le condizioni per cui la strada provinciale dall'Hotel al bivio Mirri, lunga 9,3 km, fosse impercorribile per ingombro neve, di fatto rendendo impossibile a tutti i presenti (40 persone tra ospiti e personale) di allontanarsi, tanto più in quanto allarmati dalle scosse di terremoto".

(Redazione Online/D)

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