Un maxi risarcimento per lo scambio di salme avvenuto al cimitero di Pineto, in provincia di Teramo, nel 1986: è quanto chiede alla magistratura una donna di 61 anni che nel 2018 ha scoperto che nella tomba del padre, morto a 64 anni, era stato seppellito un uomo dall'età apparente tra i 37 e i 48 anni, di cui non è possibile accertare l'identità.

LA RICOSTRUZIONE – Nella primavera del 2017, come ricostruisce l’edizione abruzzese del Messaggero, il Comune di Pineto decide di stilare un elenco di salme destinate al trasferimento all'ossario cimiteriale, tra cui quella del padre della donna: la signora prende contatti con gli uffici comunali per acquistare un nuovo loculo e fissare l'appuntamento per l'esumazione. A settembre, però, scopre che la lapide è stata rotta e che le spoglie del padre erano state trattate con un acido per accelerare il processo biologico di mineralizzazione: a quel punto presenta un esposto alla procura che apre un'inchiesta, poi archiviata, per vilipendio di cadavere. Durante le indagini si scopre, però, che la salma trovata in quella tomba non è quella del padre della donna, ma di un altro uomo: sulla bara nessun nome, tra le ossa ci sono delle protesi dentarie che il padre non ha mai impiantato.

Non è stato possibile accertare dove sia finita la salma del 64enne: il pm di Teramo, Enrica Medori, ha presunto che lo scambio delle spoglie sia avvenuto tra la sepoltura e l'apposizione della lapide definitiva nel 1986 e l'anziano custode che avrebbe dovuto sovrintendere le operazioni nel frattempo è deceduto.

Alla donna non è rimasto altro che intentare una causa civile contro il Comune: ieri i suoi legali hanno avanzato la richiesta di un maxi risarcimento di danni.

Il giudice, Mariangela Mastro, ha concesso un mese per arrivare ad un accordo, altrimenti la causa andrà avanti con la prossima udienza fissata al 30 novembre. 

(Unioneonline/v.l.)

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