Palloncini bianchi e tanta commozione ai funerali del piccolo Samuele, il bambino di 4 anni lasciato cadere nel vuoto dal terzo piano della sua abitazione in via Foria, a Napoli, da Mariano Cannio, il domestico che stava facendo le pulizie in casa.

"Chi perde i genitori è orfano, chi il coniuge è vedovo ma non c'è parola per definire un genitore che perde un figlio", ha detto l'arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, nell'omelia pronunciata nella chiesa di Santa Maria degli Angeli alle Croci, in via Veterinaria. Poi con la voce rotta dal pianto ha letto una "lettera a Samuele", definito più volte "caro dolce, piccolo principe": "Aiutaci a venire fuori da questo dolore così grande, così sconosciuto che può fare paura", ha proseguito. "Noi ora abbiamo bisogno di te, piccolo principe e sono sicuro che da dove sei ora continuerai a guardarci, a sorriderci, a volerci bene. Ora dovrai indicarci tu come ridere a questo mondo mentre noi stiamo ancora a cercare di dare risposte a tante domande, in questa vita che ci sembra troppo grigia e troppo buia senza di te".

Per il vescovo di Napoli ora bisogna avere la forza per "vivere questo dolore senza lasciarsi sopraffare da esso, per non smarrirci, per non perderci, per continuare a resistere, a stare in piedi, e andare avanti sotto questa croce che ci sembra troppo pesante. E tu ci insegni, Samuele, che solo l'amore resta".

LE INDAGINI – Proseguono intanto le indagini per chiarire la dinamica della tragedia mentre Cannio, che sostiene di avere problemi psichici, è ancora in carcere con l'accusa di omicidio volontario aggravato.

I rapporti tra lui e la famiglia di Samuele, ha detto Domenico De Rosa, legale di quest’ultima, sono sempre stati "di estrema normalità". "Mi risulta che Mariano Cannio - ha affermato ancora l'avvocato De Rosa - da anni faceva le pulizie a casa Gargiulo e a casa di altre persone tra le quali figurano anche parenti della famiglia di Samuele. Peraltro la mamma di Samuele, incinta di 8 mesi, aveva bisogno di una mano".

Cannio "non ha mai dato segni di squilibrio", ha aggiunto. "La famiglia - sottolinea ancora - non aveva nessuna contezza della sua schizofrenia. Anzi, il senso di riservatezza e di tranquillità che mostrava era un motivo in più per continuare a trattarlo come una persona alla quale affidare le pulizie in presenza di una signora incinta e di un bimbo di 4 anni". 

La famiglia “non cerca vendetta, né soluzioni catastrofiche nei confronti di Mariano Cannio, ma attende la verità per capire perché è successo". I genitori, ha concluso, “non hanno nessuna responsabilità, neppure di carattere morale, circa l'accaduto. Non hanno lasciato il figlio nelle mani di una persona che non sta bene, cosa che alla famiglia non risultava affatto". 

(Unioneonline/D)

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