L'importanza delle radici cristiane, la tutela della vita, ma anche la lotta alla corruzione e il valore dell'integrazione.

Sono questi alcuni dei temi al cuore dell’intervento di Papa Francesco questa mattina alla sua prima visita Campidoglio a Roma, ospite del sindaco Virginia Raggi e dell'intera città.

Un incontro che per la traballante giunta Raggi, attanagliata dai numerosi problemi legati alla corruzione e alla mala gestione, appare oggi quasi come una benedizione, e segna un'importante evoluzione nel rapporto della Chiesa con la Capitale, di cui già nel 2015 Papa Francesco diceva necessitasse di "rinascita morale e spirituale".

L'ARRIVO IN CAMPIDOGLIO - La visita si è aperta poco dopo le 10.15 con l'arrivo del Pontefice, sotto una pioggia battente, accompagnato dal cardinale vicario Angelo De Donatis.

Ad accoglierlo, appunto, il sindaco Virginia Raggi, e lo squillo delle trombe dei fedeli di Vitorchiano.

Poco dopo, l'apparizione dal balcone dello studio della Raggi con vista sui Fori imperiali, per un saluto alla folla radunata per rendere omaggio al Papa.

Appena 15 minuti per il colloquio privato fra il Santo Padre e Virginia Raggi, quindi Francesco è entrato nella Sala degli Arazzi per incontrare il vice sindaco, i capigruppo e i dirigenti. Dopo la consueta firma del Libro d'Oro, Bergoglio ha fatto il suo ingresso in aula Giulio Cesare, accolto da un fragoroso applauso.

VIRGINIA RAGGI - "In questo giorno il Colle Capitolino e il Colle Vaticano si stringono in un reciproco abbraccio affettuoso – ha introdotto il sindaco di Roma -. Il fiume Tevere non è una barriera che divide, ma una possibilità per comunicare". "L'attenzione verso i più deboli significa anche avere riguardo per i più giovani che erediteranno ciò che noi seminiamo oggi. Roma accoglie il suo appello: il progresso economico e sociale avviene anche attraverso il rispetto dell’ambiente. La città si onora di avere un rapporto speciale e unico con Papa Francesco".

Un'altra immagine della visita (Ansa)
Un'altra immagine della visita (Ansa)
Un'altra immagine della visita (Ansa)

IL DISCORSO DEL PAPA - "Roma – ha ricordato Bergoglio - lungo i suoi quasi 2.800 anni di storia, ha saputo accogliere e integrare diverse popolazioni e persone provenienti da ogni parte del mondo, appartenenti alle più varie categorie sociali ed economiche, senza annullarne le legittime differenze, senza umiliare o schiacciare le rispettive peculiari caratteristiche e identità. Piuttosto ha prestato a ciascuna di esse quel terreno fertile, quell'humus adatto a far emergere il meglio di ognuna e a dar forma - nel reciproco dialogo - a nuove identità".

"La 'Città eterna' è come un enorme scrigno di tesori spirituali, storico-artistici e istituzionali – ha quindi aggiunto - e nel medesimo tempo è il luogo abitato da circa tre milioni di persone che qui lavorano, studiano, pregano, si incontrano e portano avanti la loro storia personale e familiare, e che sono nel loro insieme l'onore e la fatica di ogni amministratore, di chiunque si impegni per il bene comune della città. Essa è un organismo delicato, che necessita di cura umile e assidua e di coraggio creativo per mantenersi ordinato e vivibile, perché tanto splendore non si degradi, ma al cumulo delle glorie passate si possa aggiungere il contributo delle nuove generazioni, il loro specifico genio, le loro iniziative, i loro buoni progetti".

E ancora: "Decisivo, però, è che Roma si mantenga all’altezza dei suoi compiti e della sua storia, che sappia anche nelle mutate circostanze odierne essere faro di civiltà e maestra di accoglienza, che non perda la saggezza che si manifesta nella capacità di integrare e far sentire ciascuno partecipe a pieno titolo di un destino comune".

"Roma è la città dei ponti, mai dei muri", ha quindi spiegato Francesco. Aggiungendo in chiusura: "Pregate per me; e se alcuni di voi non pregano, pensatemi bene".

(Unioneonline/v.l.)
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