Aveva riconosciuto la figlia, dandole il suo cognome, ma poi, per 40 anni, era stato un padre "assente" sia sul piano affettivo sia su quello economico.

La Corte di Cassazione ha stabilito che un 72enne di origini siciliane versi alla figlia un risarcimento pari a 67mila euro per danni morali e patrimoniali.

Secondo quanto precisato dalla Suprema Corte, l'uomo non è accusato di "avere negato alla figlia il sostegno economico da lei richiesto al fine di proseguire gli studi universitari ma, in linea più generale, di non avere correttamente adempiuto ai propri obblighi di mantenimento, istruzione ed educazione".

Elementi che hanno "determinato difficoltà di vario genere nella serenità personale della ragazza e, complessivamente, nello sviluppo della sua personalità".

Nelle motivazioni si legge ancora che dal "disagio" morale e materiale vissuto dalla figlia, "è derivata una serie di ulteriori conseguenze pregiudizievoli, di carattere patrimoniale e non", tra cui la scelta di interrompere gli studi. Decisione che le avrebbe "precluso possibilità di realizzazione professionale, con rilievo anche economico".

Il 72enne si era difeso affermando che l'educazione della figlia fosse compito solo della madre e che dovesse essere quest'ultima a informarlo in caso di eventuali problemi della ragazza.

"La responsabilità e gli obblighi derivanti dal rapporto di filiazione (tra cui quello di mantenere, istruire, educare e assistere moralmente i figli) gravano su entrambi i genitori, non certo solo su quello convivente", hanno ribadito invece i giudici.

(Unioneonline/F)
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