Ha partorito all'ospedale Fatebenefratelli di Napoli lo scorso 5 marzo, ma quel giorno per un'ivoriana di 25 anni è iniziato un calvario, perché i medici hanno fatto partire un fax alla polizia denunciando la clandestinità della donna, come previsto dalla norma del pacchetto sicurezza che ha sollevato forti polemiche e non è ancora stata approvata dal Parlamento. La protagonista della storia, raccontata oggi da Repubblica, si chiama Kante ed è in Italia da due anni, da quando un commando di uomini delle "milizie governative" della Costa d'Avorio hanno ucciso suo marito. Al suo arrivo ha chiesto lo status di rifugiata politico che non ha ancora ottenuto. "Il giorno del parto - racconta la donna - in ospedale mi hanno chiesto i documenti ma non è bastata la fotocopia del passaporto e la richiesta di soggiorno ormai scaduta e così per oltre dieci giorni mi hanno tenuta separata dal mio bambino". Il piccolo Abou non è stato quindi allattato dalla madre ed è stato dimesso con lei solo quando all'undicesimo giorno la questura di Napoli ha confermato l'identità della donna che vive nel quartiere napoletano di Pianura.

IL PRIMARIO. "Ci troviamo in una bufera di portata nazionale senza ragione. Mai e poi mai ci saremmo sognati di denunciare una donna clandestina che viene a partorire qui". Lo dice all'Ansa Pietro Iacobelli, primario dell' unità operativa complessa di ostetricia e ginecologia dell'ospedale Fatebenefratelli di Napoli che sottolinea come "hanno partorito qui migliaia di clandestine, senza che ci sia mai venuto in mente di denunciarlo". Iacobelli spiega che la donna "è venuta, è stata ricoverata ed ha felicemente partorito. Dopo era necessaria la dichiarazione di nascita ma la donna non aveva documenti validi, visto che ha mostrato la fotocopia di un passaporto scaduto". In questi casi, spiega Iacobelli, "una circolare della Regione sull'identificazione delle donne straniere dice che il direttore sanitario è tenuto nell'interesse del minore a garantire l'identità della madre o con documento, o con due testimoni o facendo ricorso alla polizia. Noi abbiamo quindi chiesto ala polizia l'identificazione, non l'abbiamo denunciata". "Le notizie emerse oggi ci fanno molto male - conclude Iacobelli - perché mai ci sogneremmo di denunciare una madre clandestina". L'ospedale di via Manzoni è retto dall'ordine religioso dei Fatebenefratelli.
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