Primi testimoni in aula, il 12 gennaio prossimo, nel processo a due ginecologi dell'Humanitas di Milano accusati della morte, dovuta a dissanguamento, di una donna di 40 anni, dopo un aborto spontaneo e durante un intervento di raschiamento, nell'aprile 2018.

Il processo si svolge davanti alla undicesima sezione penale, mentre l'assicurazione dell'ospedale sta già provvedendo a versare i primi acconti per il risarcimento del danno.

L'inchiesta per omicidio colposo, coordinata dal pm Mauro Clerici, è nata dalla denuncia del compagno della donna, morta il 12 aprile 2018. La 40enne aveva perso il bimbo che portava in grembo in modo spontaneo alla nona settimana di gravidanza e, su consiglio della sua ginecologa di fiducia, si era recata all'Humanitas per il raschiamento.

Durante l'intervento, una complicazione: la perforazione dell'arteria uterina, che le ha causato un’importante emorragia che i tre medici non sono stati in grado di gestire nell'emergenza.

In particolare e secondo quanto ricostruito, i ginecologi avrebbero proceduto con le trasfusioni di una serie di sacche di sangue senza capire, stando alle indagini, che per salvare la donna andava asportato l'utero al massimo in mezz'ora. Quando, poi, hanno deciso di procedere con la isterectomia, cioè la rimozione dell'utero con la tecnica della laparotomia, sarebbe stato troppo tardi.

A nulla è servito l'intervento dell'equipe di chirurgia generale della clinica di Rozzano, nel Milanese, e quello che doveva essere un banale intervento chirurgico si è trasformato in una tragedia. 

(Unioneonline/v.l.)

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