C’è un secondo indagato nell’inchiesta su Luca Morisi, il creatore della "Bestia” social di Matteo Salvini. La stessa accusa, cessione di stupefacenti, è stata contestata a uno dei due romeni che la sera del 14 agosto furono ospitati nell’appartamento a Belfiore (Verona) dell’ex spin doctor leghista.

Sono stati proprio i romeni, entrambi senza fissa dimora, a inguaiare Morisi. I due, fermati dai carabinieri, hanno detto che era stato Morisi a fornire loro, gratis, il flacone di Ghb, la cosiddetta droga dello stupro rinvenuta nello zaino di uno di loro. Hanno spiegato di essere stati contattati da Morisi attraverso una app di incontri gay e di aver partecipato alla serata insieme ad una quarta persona, un italiano di 50 anni.

La presenza di questa quarta persona è stata smentita dall’ex spin doctor di Salvini dimessosi il primo settembre.

L’incontro a sfondo sessuale, hanno rivelato i romeni, si è concluso con il flacone regalo.

Flacone che, puntualizza il legale di Morisi Fabio Pinelli, “non era suo, dunque non può averlo ceduto a terzi”.

Ed è su questo che si gioca la linea di difesa. L’unica contestazione che si può muovere a Morisi, spiega l’avvocato, sono quei quasi due grammi di cocaina trovati in casa, quantità minima che prevede solo un illecito amministrativo.

(Unioneonline/L)

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