Caso Morisi, lo spin doctor della Lega si difende: “Quel flacone non era mio”
Il guru del Carroccio nega di aver ceduto Ghb, la “droga dello stupro”. Salvini sotto attacco: “Schifezza mediatica”
“Quel flacone non era mio”.
Luca Morisi, il guru della Lega dimessosi dal suo ruolo di social media manager della “Bestia”, il monumentale impianto social del Carroccio, si difende così nell’inchiesta veronese che lo vede indagato per supposta cessione di sostanza stupefacente. Quel flacone che forse conteneva Ghb, la cosiddetta “droga dello stupro”, non era suo, dicono i suoi legali e dunque “non può averlo ceduto a terzi". Una versione che se confermata farebbe cadere l’impianto accusatorio.
L’INCHIESTA – I contorni sono ancora tutti da definire, ma ecco quanto emerso finora. L’indagine è scattata un mese e mezzo fa dopo il fermo di due ventenni romeni a un posto di blocco dei carabinieri. I due, dopo essere stati a casa di Morisi a Belfiore, nel Veronese, sarebbero andati via in macchina imboccando una strada provinciale.
Un casuale controllo di routine, ma i militari si sono accorti subito che i due erano particolarmente nervosi. E infatti, nel portaoggetti della loro auto, trasportavano il flacone contenente un liquido, presumibilmente Ghb. “Ce lo ha dato Morisi”, sostengono i due. Quindi i militari hanno raggiunto l'abitazione di Morisi al cascinale di Belfiore, dove si trovava anche un italiano 50enne, e durante la perquisizione nella casa hanno trovato due grammi di cocaina, una quantità compatibile con l'uso personale e il cui possesso viene punito come un illecito amministrativo e non penale. Morisi è però al momento iscritto nel registro degli indagati per supposta cessione di sostanza stupefacente, "sulla cui natura si attende ancora l'esito delle analisi", spiega la Procura. E i risultati sul composto chimico potrebbero arrivare solo tra diverse settimane.
LA CASA – Mentre la questione degli stupefacenti potrebbe chiudersi in fretta, non sfugge che Morisi aveva acquistato l'appartamento dalla Socec, una società immobiliare del costruttore Andrea Lieto, il quale in un'inchiesta giornalistica di Report era stato accostato alla vicenda dei cosiddetti fondi russi, per i frequenti contatti con uomini d'affari di Mosca. Uno di questi, titolare di una società con sede nello stesso Palazzo Moneta a Belfiore, risulterebbe risiedere in un civico della “barchessa” accanto a quello di Morisi. L'ex spin doctor di Salvini - conferma il sindaco del comune veronese - "è regolarmente residente nel comune di Belfiore, sicuramente da prima del 2016".
SALVINI SOTTO ATTACCO – Tutta la vicenda è insomma un campo minato per Matteo Salvini, che prova a giocare la carta dell’umanità per difendere uno dei principali responsabili del successo della Lega: "Sono spiaciuto della schifezza mediatica che condanna le persone prima che sia un tribunale a farlo", dice. E ancora:"Non conosco la vicenda, sono vicende personali". Ma non basta, per lui sono ore di vera agonia social. Troppo vicino il ricordo della famosa citofonata alla casa di una famiglia tunisina a Bologna, anche se il leader della Lega dice di non essersi pentito: "Lì c'erano degli spacciatori che sono stati arrestati. Non andiamo a caso".
Sul caso interviene anche Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, il geometra arrestato per droga e morto in carcere dopo un brutale pestaggio: "Ora so che tutte le durissime prese di posizione di Matteo Salvini contro Stefano Cucchi e la mia famiglia hanno un volto: Luca Morisi, indagato dalla Procura di Verona per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti".
(Unioneonline/D)