Omicidio colposo. Questo quanto rischiano nove medici siciliani che, in diversi ospedali, si sono presi cura di un 48enne morto per un ascesso dentale.

Per il pm Giulia Beux gli specialisti avrebbero agito con "negligenza, imprudenza e imperizia", non osservando le "linee guida definite e pubblicate dalla comunità scientifica internazionale in materia di infezioni odontogene e cervicofacciali".

"Fin dal primo momento avevo parlato di imperizia - ha commentato Gianluca Pace, fratello della vittima. "Ci sono diverse consulenze tecniche - aggiunge - e tutte dicono che c'è stata negligenza".

Il gip ha fissato l'udienza preliminare per il 10 marzo.

I fatti risalgono al 24 marzo di due anni fa quando Massimiliano Pace si è recato al Pronto Soccorso dell'ospedale Paolo Borsellino di Marsala, in provincia di Trapani, per un ascesso e dopo una cura prescritta dal medico di famiglia che non aveva dato esito.

In quella sede è stato visitato e dimesso con una terapia medica prescritta e una richiesta di ulteriore controllo per il 29 marzo. Ma 2 giorni dopo, il 26 marzo, Massimiliano è andato nuovamente in ospedale con la febbre a 39 e una tumefazione sottomandibolare. Altra visita, con radiografie, e successive dimissioni.

Passano altri due giorni, e il 28 marzo Massimiliano Pace, le cui condizioni di salute sono ulteriormente peggiorate, torna in ospedale a causa del persistere della febbre alta. I medici lo dirottano allora verso l'ospedale Sant'Antonio Abate di Trapani per ulteriori esami, dove arriva con difficoltà respiratorie, sempre più debole, e febbre altissima. Ha anche un edema. Qui, i medici si accorgono che le piastrine sono bassissime. Altro emocromo. Che conferma un serio problema piastrinico. La febbre intanto sale a 40 e mezzo. Quindi, il ricovero al Civico di Palermo, in Rianimazione. Di notte viene sottoposto a un intervento chirurgico e il 3 aprile altro intervento. Il 10 aprile, dopo altri giorni trascorsi soffrendo e con la febbre alta, Massimiliano muore.

"Voglio giustizia per questa morte assurda", conclude Ginaluca Pace. "Io ho fiducia nella giustizia, ma non posso accettare che mio fratello sia morto per un ascesso. E se qualcuno ha sbagliato, deve pagare. Mio fratello ha lasciato un vuoto incolmabile in tutti noi, a partire dal figlio che oggi ha 17 anni".

(Unioneonline/M)
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