«Non abbiamo esitato un solo minuto a sostenere il diritto all'autodifesa di Israele dopo l'orrore del 7 ottobre, ma allo stesso tempo non possiamo tacere ora di fronte a una reazione che è andata oltre il principio di proporzionalità, mietendo troppe vittime innocenti e arrivando a coinvolgere anche le comunità cristiane». Così la premier Giorgia Meloni, dal palco del Meeting di Rimini, dove oggi ha chiesto il «cessate il fuoco» e la «liberazione degli ostaggi» da parte di Hamas.

La presidente del Consiglio è stata accolta dal presidente della Fondazione Meeting, Scholz, dal sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad e dalla prefetta Giuseppina Cassone. Al suo ingresso, applausi dalla platea e qualche voce che ha gridato «Viva Giorgia».

«Il campo nel quale abbiamo dimostrato di voler stare in questi ormai quasi tre anni alla guida della nazione non è il campo delle ideologie, non è il campo delle utopie, non è il campo di chi pensa che sia possibile modellare la realtà sulla base delle proprie convinzioni – ha rivendicato Meloni –. Il campo che abbiamo scelto è il campo del reale. Questo è il campo nel quale intendiamo giocare, mettendo nelle nostre decisioni quella umanità e quella concretezza che solo chi non perde il contatto con il mondo reale può dimostrare».

Le parole della premier hanno poi toccato il tema dell’Unione europea, «sempre più condannata all'irrilevanza geopolitica, incapace di rispondere efficacemente alle sfide di competitività poste da Cina e Usa, come ha giustamente rilevato Mario Draghi da questo palco». Molte delle critiche emerse a Rimini, ha aggiunto, «le condivido così tanto da averle formulate io stessa molto spesso negli anni, tanto da venire criticata aspramente anche da chi oggi si spella le mani». Tra i temi affrontati anche il conflitto tra Russia e Ucraina: «Finalmente, dopo tre anni e mezzo in cui la Russia non ha dato alcun segnale di dialogo e pretendeva banalmente la capitolazione di Kiev, si sono aperti spiragli per un percorso negoziale. Spiragli resi possibili certo da un’iniziativa del presidente degli Stati Uniti, ma ancora di più dall'eroica resistenza del popolo ucraino e dal compatto sostegno che l'Occidente, l'Europa e l'Italia hanno garantito, nonostante un'opinione pubblica non sempre convinta».

Chiara anche la missione ribadita oggi dal palco di Rimini: «L'Italia deve riappropriarsi del posto che le spetta nel mondo. Forte, fiera, schietta, leale, in una parola autorevole. Oggi sono fiera che l'Italia venga vista così a livello internazionale: non più la grande malata d'Europa, ma addirittura un modello di stabilità e serietà di governo. Gli investitori internazionali ci considerano una nazione sicura, tanto che ormai i tassi di interesse sul nostro debito sono in linea con quelli della Francia. Le istituzioni comunitarie certificano che l'Italia è la prima in Europa per l'attuazione del Pnrr, e la stampa internazionale ci considera spesso un’anomalia positiva».

(Unioneonline)

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