Mattarella: «La pace grida la sua urgenza». Poi il monito su femminicidi, spopolamento e liste d’attesa nella sanità
Il discorso di fine anno del presidente della Repubblica: «Nel 2025 la festa per gli 80 anni della Liberazione, presupposto della Costituzione»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
«Mai come adesso la pace grida la sua urgenza. La pace che la nostra Costituzione indica come obiettivo irrinunziabile, che l'Italia ha sempre perseguito. La pace di cui l'Unione Europea è storica espressione». Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel tradizionale discorso di fine anno, iniziato con accenni alle guerre in corso a Gaza, in Medioriente e in Ucraina.
La pace – ha aggiunto il Capo dello Stato – «non significa sottomettersi alla prepotenza di chi aggredisce gli altri Paesi con le armi, ma è la pace del rispetto dei diritti umani, la pace del diritto di ogni popolo alla libertà e alla dignità».
Il presidente ha anche parlato di Cecilia Sala, la giornalista italiana detenuta in Iran: «Interpreto, in queste ore, l'angoscia di tutti per la detenzione di Cecilia Sala. Le siamo vicini in attesa di rivederla al più presto in Italia», ha detto Mattarella.
Il capo dello Stato ha poi sottolineato le «luci e ombre che riguardano anche la nostra Italia». Tra queste ha citato le «lunghe liste d'attesa per esami che, se tempestivi, possono salvare la vita. Ma numerose persone rinunciano alle cure e alle medicine perché prive dei mezzi necessari».
E poi, ha detto il presidente, «tra Nord e Sud c'è una disuguale disponibilità di servizi. Continua il pericolo dell'abbandono delle aree interne e montane. Necessario è dunque colmare queste distanze e assicurare una effettiva pienezza di diritti è il nostro compito».
Parole anche sui cambiamenti climatici: «Il mutamento del clima – ha proseguito Mattarella – incide decisamente anche sugli eventi meteo che subiamo in Italia: ne abbiamo ripetute testimonianze. Le alluvioni non possono più essere considerate fatti straordinari. Sono frequenti e vanno quindi prevenute con lungimiranza, rimuovendo le condizioni che provocano sciagure».
Nel discorso di Mattarella non sono mancati i riferimenti ai giovani:: «La precarietà e l'incertezza che avvertono le giovani generazioni vanno affrontate con grande impegno anche perché vi risiede una causa rilevante della crisi delle nascite che stiamo vivendo». Inoltre, «bullismo, risse, uso di armi. Preoccupante diffondersi del consumo di alcool e di droghe, vecchie e nuove, anche tra i giovanissimi. Comportamenti purtroppo alimentati dal web che propone sovente modelli ispirati alla prepotenza, al successo facile, allo sballo». Ma «i giovani sono la grande risorsa del nostro Paese - ha rimarcato Mattarella – e possiamo contare sul loro entusiasmo, sulla loro forza creativa, sulla generosità che manifestano spesso. Abbiamo il dovere di ascoltare il loro disagio, di dare risposte concrete alle loro esigenze, alle loro aspirazioni».
Mattarella ha anche lanciato un monito a fare di più per contrastare le morti sul lavoro, per migliorare le condizioni dei detenuti nelle carceri e per arginare femminicidi e violenza contro le donne: «Siamo stati drammaticamente coinvolti nell'orrore per l'inaccettabile sorte di Giulia Cecchettin – le sue parole – e, come lei, di tante altre donne uccise dalla barbarie di uomini che non rispettano la libertà e la dignità femminile e, in realtà, non rispettano neppure sé stessi. Non vogliamo più dover parlare delle donne come vittime. Vogliamo e dobbiamo parlare della loro energia, del loro lavoro, del loro essere protagoniste».
Sugli stranieri: «È patriottismo quello di chi, con origini in altri Paesi, ama l'Italia, ne fa propri i valori costituzionali e le leggi, ne vive appieno la quotidianità, e con il suo lavoro e con la sua sensibilità ne diventa parte e contribuisce ad arricchire la nostra comunità. È fondamentale creare percorsi di integrazione e di reciproca comprensione perché anche da questo dipende il futuro delle nostre società».
«Nel 2025 – ha concluso Mattarella – celebreremo gli ottanta anni della Liberazione. È fondamento della Repubblica e presupposto della Costituzione, che hanno consentito all'Italia di riallacciare i fili della sua storia e della sua unità. Una ricorrenza importante. Reca con sé il richiamo alla liberazione da tutto ciò che ostacola libertà, democrazia, dedizione all'Italia, dignità di ciascuno, lavoro, giustizia. Sono valori che animano la vita del nostro Paese, le attese delle persone, le nostre comunità».
(Unioneonline/l.f.)