Il ministero della Giustizia italiano ha inoltrato al Brasile la richiesta di estradizione per Robinho, l’ex attaccante del Milan condannato in via definitiva assieme ad un amico a 9 anni di carcere per violenza sessuale di gruppo.

Vittima una 23enne albanese, che fu abusata in un locale a Milano la notte del 22 gennaio 2013. Nei mesi scorsi la Procura di Milano ha emesso un mandato d’arresto internazionale, non eseguito, per il brasiliano. Anche l’amico Ricardo Falco, condannato, si trova in Brasile.

In questi mesi ci sono stati contatti tra le autorità italiane e brasiliane, ma è molto probabile che i due non siano consegnati perché la Costituzione del Brasile non consente l’estradizione dei propri cittadini. Spetta comunque alle autorità brasiliane rispondere alla richiesta italiana.

La Suprema Corte aveva reso definitivi i 9 anni decisi dal Tribunale milanese. Per l'ex attaccante e per l'amico nel corso delle indagini non erano state emesse misure cautelari, mentre altri uomini, che avrebbero preso parte alle violenze, non erano stati trovati.

Secondo quanto ricostruito dalle indagini, l’ex stella della Nazionale verdeoro avrebbe fatto bere la ragazza al punto da renderla incosciente, poi il gruppo l’avrebbe violentata a turno in un guardaroba di un locale notturno di Milano, dove la giovane vittima stava festeggiando il compleanno.

L’ex punta e i suoi “complici” (quattro sono irreperibili), ha scritto la Corte nelle motivazioni della sentenza, hanno manifestato “particolare disprezzo” nei confronti della vittima, che “è stata brutalmente umiliata”.

Per questa vicenda, il Santos, squadra carioca per la quale il calciatore era tornato a giocare, aveva deciso di sospendere il contratto a Robinho, dopo che erano state pubblicate sui media brasiliani intercettazioni del processo. Il calciatore ha 38 anni, ha militato per quattro stagioni in rossonero, tra il 2010 e il 2014.

(Unioneonline/L)

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