Alessia Pifferi, la donna accusata di omicidio aggravato per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana di quasi un anno e mezzo avrebbe «un gravissimo ritardo mentale».

Lo ha spiegato il suo legale, secondo il quale «ha un quoziente intellettivo pari a quello di una bimba di 7 anni. Hanno messo una bambina in mano a una bambina». Le affermazioni della difesa arrivano al termine dell’udienza di oggi, a seguito degli ultimi accertamenti medici svolti nel carcere di San Vittore, a Milano, e della consulenza di parte. La Corte d'Assise di Milano si è riservata di disporre una perizia sulle condizioni psichiche della donna all'epoca dei fatti all'esito dell'istruttoria dibattimentale. 

L’avvocato ha poi ha chiesto alla Corte, sulla base degli ultimi esami effettuati a San Vittore, una perizia medico psichiatrica finalizzata ad accertare l'incapacità di intendere e volere della donna al momento del fatto e la sua eventuale rilevanza «sull'imputabilità dell'imputata». La Procura si è opposta all'istanza chiedendo inoltre la estromissione dal fascicolo processuale di tutti i documenti redatti in carcere sulla situazione medica e psichica di Alessia Pifferi in quanto non disposti nell'ambito di una vera e propria consulenza.

I giudici però hanno rigettato tale richiesta, a cui si era associata la parte civile, ritenendo tali relazioni utilizzabili e facendole entrare nel procedimento. Di certo la difesa, al termine dell'istruttoria dibattimentale, insisterà con la perizia. «La signora ha un problema serio ed è stato un peccato che nessuno l'abbia mai aiutata. Aveva un insegnante di sostegno quando era a scuola, ed era seguita da una psicologa che adesso sto cercando di rintracciare – confessa il legale della Pifferi –. Ma poi nessuno l'ha più aiutata quando ne aveva bisogno».

(Unioneonline/v.f.)

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