Era il 3 ottobre del 2013 quando, a poche miglia dal porto di Lampedusa, più di 360 persone morivano in uno dei più drammatici naufragi degli ultimi anni.

Una data, quella del 3 ottobre, che è diventata la Giornata in memoria delle vittime dell'immigrazione.

Per celebrarla oggi a Lampedusa sono state organizzate marce e cortei a cui hanno partecipato centinaia di persone.

"Forse non tutti in Italia ricordano l'articolo 10 della nostra Costituzione - ha detto il presidente del Senato Piero Grasso, intervenuto -. Quello che sancisce un diritto universale, il diritto d'asilo allo straniero al quale, nel suo paese, sia impedito l'esercizio della libertà. E allora non solo chi fugge dalla guerra, ma anche chi scappa dalla povertà, dalla fame, dalla violenza ha diritto d'asilo. Io oggi sono qui per ribadire la volontà delle istituzioni tutte ad andare avanti su questa strada".

"Lampedusa - ha concluso - è un esempio, un modello da imitare e da seguire".

"La memoria deve essere un fatto attivo - gli ha fatto eco il ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli - ed essere vivi e attivi significa impegnarsi parlando con il linguaggio della verità. Non dobbiamo aver paura a dire che ancora si fa fatica ad accogliere e integrare".

"Davanti a questo mare di Lampedusa ci sono 30mila morti e sono solo quelli contati - ha aggiunto il cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente della Caritas italiana - ma ve ne sono altrettanti non contati. Vogliamo e dobbiamo smettere di contare i morti. Questa Europa stanca e debole deve cambiare".

(Redazione Online/D)

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