Un giudice di Torino ha deciso di applicare il cosiddetto “quinto comma”, che identifica l'uso personale e la modesta entità, al caso del rapper individuato durante il raid delle vetrine di lusso in via Roma.

Il ragazzo aveva in casa 2000 dosi di hashish e 600 di marijuana.

Il cantante "risulta comporre musica rap ed è noto come in certi contesti e ambienti artistici vi sia un uso piuttosto disinvolto delle sostanze stupefacenti, soprattutto quelle leggere ritenute idonee a favorire la creatività artistica".

"Considerare il quantitativo di droga in possesso del giovanissimo rapper uno stimolo alla sua creatività oltre ad essere ben poco educativo, mortifica l'impegno delle forze dell'ordine e ingenera forti dubbi sulla coerenza tra la norma incriminatrice voluta dal legislatore e l'applicazione giudiziaria", ha commentato il segretario generale del Siulp di Torino, Eugenio Bravo, secondo cui "una decisione di questo tipo per quanto assolutamente legittima, non aiuta, non gratifica, ma smentisce in modo clamoroso lo sforzo delle forze dell'ordine e probabilmente, la volontà del legislatore. Per cui chi ha la possibilità di fare politicamente la differenza sarebbe meglio che batta un colpo".

(Unioneonline/F)

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