Si allarga l'inchiesta della Procura di Firenze sulla fondazione Open, istituita per sostenere le attività politiche di Matteo Renzi, Leopolda compresa.

Secondo gli inquirenti la fondazione avrebbe funzionato come un'articolazione del partito, diventando così uno strumento di finanziamento illecito.

Nelle innumerevoli perquisizioni tra Milano, Firenze, Pistoia, Torino, Alessandria, Parma, Modena, La Spezia, Roma, Napoli e Bari, i finanzieri hanno cercato documenti, ma anche bancomat, carte di credito e rimborsi spese che sarebbero stati messi a disposizione di alcuni parlamentari.

Si indaga per riciclaggio, traffico di influenze illecite e finanziamento illecito ai partiti. Tra gli indagati Alberto Bianchi, ex presidente di Open, e Marco Carrai, imprenditore molto amico di Matteo Renzi ed ex membro del cda di Open.

Gli uomini della Finanza stanno esaminando operazioni relative alle primarie 2012 e al "Comitato per Matteo Renzi segretario", oltre a legami ritenuti anomali tra le prestazioni professionali rese da Bianchi e i finanziamenti ricevuti dalla fondazione.

"Ho fiducia che la magistratura chiarirà preso la mia posizione, so di non aver commesso reati e di aver sempre svolto i miei compiti rispettando la legge", ha dichiarato Carrai.

RENZI VS DI MAIO - L'inchiesta inasprisce le tensioni interne al governo. Luigi Di Maio va subito all'attacco: "C'è un problema serio su fondi e finanziamenti ai partiti: serve subito una commissione d'inchiesta, lo chiederemo nel contratto di governo che faremo partire a gennaio".

Durissimo l'intervento di Matteo Renzi, che attacca a testa bassa i giudici: "Un massacro mediatico - scrive su Facebook - chi ha finanziato Open ha rispettato la normativa sulle fondazioni. I pm sono gli stessi che hanno firmato l'arresto dei miei genitori (Creazzo e Turco, procuratore capo e procuratore aggiunto di Firenze, ndr), provvedimento annullato pochi giorni dopo dal Riesame".

L'ex premier ha dunque invitato le aziende a "non finanziare Italia Viva" per "evitare guai d'immagine" e ha lanciato un crowfunding con piccoli finanziamenti fino a mille euro. E ha risposto a Luigi Di Maio: "Se altri partiti utilizzano questa vicenda per chiedere commissioni d'inchiesta sui partiti e sulle fondazioni io dico che ci sto. Anzi, rilancio: dovremmo allargare la commissione d'inchiesta alle società collegate a movimenti politici che ricevono collaborazioni e consulenze da società pubbliche", chiaro riferimento a Rousseau.

E questa mattina il leader di Italia Viva è tornato alla carica: "Entrate e uscite di Open sono tutte tracciate, trasparenza al massimo, magari le altre fondazioni fossero state come Open", ha scritto su Twitter. Poi un nuovo attacco ai giudici: "Due giudici decidono che Open non è una fondazione ma un partito, e quindi cambiano le regole in modo retroattivo. Chi decide cosa è un partito? La politica o la magistratura? Su questo punto si gioca una partita decisiva per la democrazia. Chiameremo in causa tutti i livelli istituzionali per sapere se i partiti sono quelli previsti dall'articolo 49 della Costituzione o quelli decisi da due magistrati fiorentini".

(Unioneonline/L)
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