Giulia Tramontano è stata uccisa con 37 coltellate. Lo ha spiegato davanti alla Corte d’assise di Milano il medico legale Nicola Galante nel corso del processo ad Alessandro Impagnatiello, reo confesso dell’omicidio della fidanzata incinta.

La 29enne è morta «a causa di una massiva emorragia acuta» provocata da «lesioni cervico-toraciche» inflitte con un’arma da taglio. La morte del feto «è successiva alla morte della madre, determinata da una insufficienza vascolare provocata dall’emorragia materna».

Sul corpo della vittima, colpita dall’ex barman nella loro abitazione a Senago, non vi erano «lesioni da difesa». Giulia inoltre non ha potuto gridare per chiedere aiuto perché è stata «colpita alla laringe».

Oggi in aula sono state proiettate le immagini del cadavere della donna, quella parte dell’udienza è stata celebrata a porte chiuse.

È stato ascoltato anche il tossicologo Mauro Minoli, che ha riferito come nell’ultimo mese di vita di Giulia ci sia stato «un aumento» della somministrazione di bromadiolone, un veleno per topi con cui secondo l’accusa Impagnatiello ha cercato di uccidere la fidanzata più volte, prima di farlo lo scorso 27 maggio con 37 coltellate.

Per l'esperto «è impossibile dire quanto tempo è trascorso dalla prima somministrazione». Di certo, però, l'assunzione è risultata essere avvenuta «nell'arco di almeno due mesi e mezzo».

Rispondendo alle domande del pm Alessia Menegazzo, il tossicologo ha spiegato che il topicida ha un sapore amaro, non percepito dai roditori ma indispensabile per impedire che venga ingerito accidentalmente dall'uomo. Tra gli effetti collaterali del veleno, poi, vi è anche il mal di stomaco, in quanto la sostanza può causare piccole emorragie a livello gastrico.

Stando a quanto emerso dalle indagini, già nel dicembre del 2022 Giulia si lamentava in chat del mal di stomaco e, a quanto testimoniato anche nella scorsa udienza dalla sorella Chiara, «Giulia diceva che tutto quello che mangiava aveva un sapore assurdo».

(Unioneonline/L)

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