"Vattene via perché chiamo il maresciallo”. Sono le ultime parole pronunciate da Vanessa Zappalà nei confronti del suo ex fidanzato, prima che quest’ultimo la afferrasse per i capelli e la uccidesse a colpi di pistola.

Quel maresciallo era una sorta di angelo custode per la 26enne, e ora non riesce a darsi pace. “È come se avessi perso una sorella minore. La morte di Vanessa mi ha lasciato un vuoto enorme”. Queste le parole, riportate dal Corriere, del luogotenente Corrado Marcì.

Il rapporto con il carabiniere aveva consentito alla ragazza di sentirsi più sicura, l’aveva fatta tornare ad uscire. Perché se lei chiamava, lui le rispondeva a tutte le ore del giorno. Una linea diretta, lui le dava consigli per uscire e allo stesso tempo proteggersi da Antonino Sciuto.

Consigli a cui Vanessa si era attenuta anche la notte in cui è stata uccisa: “Non uscire da sola e non frequentare posti isolati”, le ripeteva il maresciallo. Non è bastato, lui l’ha presa per i capelli davanti agli amici mentre Vanessa passeggiava sul lungomare.

Marcì, 48 anni, ha raccolto la denuncia di Vanessa e si è subito reso conto della gravità della situazione. Ha guardato i video con cui lei filmava gli appostamenti dell’ex, il bloc notes in cui la 26enne annotava luoghi e orari in cui avvenivano.

Proprio lui, chiamato da Vanessa, lo aveva arrestato a giugno. Lei lo aveva visto sgommare sotto casa in macchina, e il maresciallo, nei 5 minuti di tragitto che lo separavano dal luogo, è restato in linea con la ragazza per essere sicuro che non stesse accadendo nulla di grave. Al termine di un breve inseguimento l’arresto, vano, perché dopo 3 giorni il gip gli impose il divieto di avvicinamento.

"Grazie a lui aveva ricominciato a uscire”, raccontano le amiche di Vanessa. “Un sant’uomo”, così lo descrive il papà della vittima.

(Unioneonline/L)

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