"Nel dicembre 1993, mentre ero latitante, incontrai Silvio Berlusconi a Milano. Lui sapeva come mi chiamavo, e sapeva anche che ero latitante da dieci anni".

A parlare, deponendo in videoconferenza al processo sulle stragi di 'ndrangheta a Reggio Calabria, è il boss mafioso Giuseppe Graviano.

Rispondendo alle domande del pm Giuseppe Lombardo, il mafioso di Brancaccio, ha parlato molto del leader di Forza Italia: "Si tenne una riunione a Milano 3, c'era anche mio cugino Salvo e con Berlusconi c'erano persone che non conoscevo. Dovevamo discutere dell'ingresso di alcuni soci nelle società immobiliari di Berlusconi, lui aveva detto sì. In quell'occasione fu programmato un nuovo incontro, ma io il 27 gennaio 1994 fui arrestato a Milano, un arresto anomalo".

Il boss, che sta scontando l'ergastolo a Terni, è stato accusato da diversi pentiti di essere l'uomo che ha azionato il telecomando dell'autobomba che uccise Paolo Borsellino.

"Da latitante - ha detto ancora - ho incontrato Berlusconi almeno tre volte. Ad avviare i contatti con gli imprenditori milanesi fu mio nonno. Poi, quando è morto mio padre, mi ha preso in disparte e mi ha detto che me ne dovevo occupare io, perché lui era diventato vecchio. Morì poco dopo".

"Ho condotto la mia latitanza nel Milanese tra shopping in via Montenapoleone e teatri, facevo la bella vita. Con Berlusconi cenavamo insieme, avevamo un rapporto bellissimo. E lui annunciò a mio cugino Salvo, io non c'ero, la decisione di entrare in politica. Era il 1992".

Parla di un bel rapporto, ma poi il Cav "ci ha tradito", ha aggiunto Graviano. "Quando si parlò di riforma del codice penale e di abolizione dell'ergastolo mi hanno detto che lui chiese di non inserire gli imputati coinvolti nelle stragi mafiose".

Il boss ha poi snocciolato i presunti investimenti di Cosa Nostra nelle aziende del Cav, parlando di 20 miliardi di vecchie lire: "Investiti anche a Milano 3, sulle televisioni, Canale 5, su tutto".

I primi investimenti arrivarono "negli anni '70, mio nonno aveva messo i soldi nell'edilizia al Nord, e il contatto era col signor Berlusconi, è stato lui (il nonno, ndr) a presentarci a Berlusconi".

"DICHIARAZIONI DIFFAMATORIE" - Immediata la replica del legale di Berlusconi, l'avvocato Niccolò Ghedini: "Le dichiarazioni rese quest'oggi da Giuseppe Graviano sono totalmente e platealmente destituite di ogni fondamento, sconnesse dalla realtà nonché palesemente diffamatorie".

"Si osservi - ha aggiunto - che Graviano nega ogni sua responsabilità pur a fronte di molteplici sentenze passate in giudicato che lo hanno condannato a plurimi ergastoli per gravissimi delitti. Si comprende perfettamente, inoltre, l'astio profondo nei confronti del presidente Berlusconi per tutte le leggi promulgate dai suoi governi proprio contro la mafia".

(Unioneonline/L)
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