Giovanni Toti si è dimesso dall’incarico di governatore della Liguria. Dopo 80 giorni agli arresti domiciliari il presidente ligure si è dimesso, a consegnare la lettera di dimissioni «irrevocabili» all’ufficio protocollo della Regiona è stato questa mattina alle 10.40 il suo fedelissimo Giacomo Giampedrone, assessore alla Protezione Civile. Nuove elezioni, ha spiegato lo stesso Giampedrone, si terranno «entro 90 giorni come prevede lo Statuto».

Toti spiega le ragioni della sua scelta in una lettera: «Mi assumo tutta la responsabilità di richiamare alle urne, anticipatamente, nei prossimi tre mesi, gli elettori del nostro territorio, che dovranno decidere per il proprio futuro.Fino ad oggi il Presidente ad interim Alessandro Piana, la Giunta, la maggioranza tutta,che ringrazio di cuore, si sono assunti l’impegno di evitare il blocco dell’Ente, rispettando tutti gli impegni presi e portando avanti progetti e cantieri, con senso di responsabilità,capacità, onore. Lo hanno fatto anche di fronte ad una opposizione che, lontana dall’attitudine istituzionale richiesta dal momento, ha saputo solo cavalcare la complessa situazione, dimentica dei suoi stessi valori del passato, di ogni civiltà giuridica, della Costituzione e di quella cultura di governo che dovrebbe rappresentare chi si candida alla guida di una comunità».

«Sono certo – prosegue Toti – che la coalizione che fino ad oggi mi ha lealmente sostenuto, saprà portare avanti gli ambiziosi progetti che abbiamo cominciato a realizzare per cambiare la nostra terra, senza perdersi in egoismi e particolarismi, facendo invece tesoro di quella sinergia tra partiti e forze civiche che hanno attribuito alla nostra esperienza consenso e capacità di realizzazione».

«Lascio una Regione in ordine», rivendica. «Ho atteso fino ad oggi per rassegnare le mie dimissioni per consentire al Consiglio regionale di approvare l’assestamento di bilancio e il rendiconto,fondamentali per la gestione dell’Ente».

Toti è ai domiciliari dal 7 maggio, accusato di corruzione.

LE REAZIONI

La Lega attacca i giudici: «In Liguria siamo di fronte all'ennesimo tentativo di sovvertire il voto popolare usando inchieste e arresti. La Lega non si fa intimidire e i cittadini sapranno rispondere democraticamente riconfermando il centrodestra che ha rilanciato la Regione da tutti i punti di vista».

Il leader di Azione Carlo Calenda: «Toti è un nostro avversario. La valutazione sulla sua gestione è negativa. I profili di conflitto di interessi sono quanto di più estraneo alla prassi di Azione si possa immaginare. Ma forzare le dimissioni di un governatore attraverso l'imposizione di misure cautelari a pioggia è indegno di uno Stato di diritto. Così come indegno è usare le inchieste come fondamento di un confronto politico. Non è stata un bella pagina per la democrazia italiana».

«Finalmente Giovanni Toti si è dimesso, anche se con molto ritardo. Sono passati 80 giorni in cui la Liguria è stata ferma, paralizzata, tenuta a i domiciliari con lui», commenta Elly Schlein. «Ora – aggiunge – è l'occasione per restituire la parola ai cittadini e alle cittadine liguri. È l'occasione per le forze alternative alla destra per costruire un progetto che guardi al futuro della regione e che sia all'altezza delle emergenze che lì vanno affrontate».

Per Angelo Bonelli (Avs), le dimissioni di Toti sono «un atto politicamente dovuto per il fallimento delle sue politiche che hanno portato la sua Regione a vedere compromessi diritti e prestazioni essenziali: dalla sanità pubblica al trasporto con una forte aggressione all'ambiente. Ora rimaniamo uniti per vincere le elezioni e per costruire una Liguria rispettosa del territorio, dell'ambiente della partecipazione e della democrazia».

(Unioneonline/L)

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