Questa mattina c’era anche Giovanni, un operaio di origini sarde esterno che si occupa di manutenzione delle cisterne, all'interno dell'area Eni di Calenzano dove si è verificata una gigantesca esplosione: «Con tre colleghi eravamo dentro un serbatoio a fare manutenzione, abbiamo sentito un'esplosione violenta seguita dal suono di un allarme - ha raccontato -. Per fortuna siamo salvi. L'unico pensiero è stato correre via e mettersi al riparo, siamo subito usciti dal sito e non siamo più rientrati. Non ci siamo neanche resi conto».

Le vittime e i dispersi

Due corpi finora sono stati ritrovati, decine sono i feriti, mentre altri tre uomini, irrintracciabili, sono molto probabilmente ancora tra le macerie di ciò che resta di quella esplosione. La prima vittima ad essere stata identificata è Vincenzo Martinelli, 51 anni, residente a Prato e originario di Napoli: aveva due figlie ed era autista di autocisterne. Forse l'altra vittima, sessantenne, era invece di Bientina, una cittadina del Pisano. Come loro, altri colleghi sul proprio autocarro stavano facendo rifornimento in mattinata per ripartire e cominciare la giornata. È per questo che quella di Calenzano rischia di essere ricordata come la strage degli autotrasportatori.

Nella lista ci sono anche altri camionisti originari di mezza Italia, da Catania a Novara, fino a Matera e hanno tra i quarantacinque e i sessantadue anni. Del resto i loro mezzi erano parcheggiati sul posto al momento dell'esplosione nello stabilimento, dove si svolge attività di ricezione, deposito e spedizione di benzina, gasolio e petrolio. Prodotti che giungono tramite due oleodotti collegati con la raffineria Eni di Livorno, per venire quindi stoccati in serbatoi atmosferici cilindrici in attesa dell'invio alle pensiline di carico delle autobotti. E proprio in quello stesso posto i vigili del fuoco, in queste ore, stanno muovendo con una ruspa le macerie spostando i detriti della fortissima deflagrazione con la massima attenzione, alla ricerca di altri corpi.

L’assessora Monni

Il boato e poi la forte onda d'urto hanno scosso l'intera zona e sono stati avvertiti distintamente a chilometri di distanza, anche a Firenze e nei comuni più limitrofi di Sesto Fiorentino e Campi Bisenzio, ma anche nella più distante Scandicci. Poi l'alta colonna di fumo denso visibile a grandissima distanza. Una quindicina di ditte limitrofe all'area dell'incidente sono state chiuse a scopo cautelativo, ha spiegato l'assessora regionale alla Protezione civile Monia Monni, «sono in corso valutazioni per capire se si può tornare a lavorare in quei luoghi», a causa dei danni registrati.

«Ho visto una scena impressionante, c'è una distruzione totale - racconta il sindaco di Calenzano Giuseppe Carovani -. Immagino chi era lì a lavorare ed era lì vicino o sotto le infrastrutture di ricarica, quello dev'essere apparso come un inferno. La situazione è indescrivibile». Sul luogo dell'incidente anche il presidente della Regione Eugenio Giani, che fin da subito ha seguito l'evolversi della situazione. «I vigili del fuoco hanno fatto un lavoro imponente, evitando altre conseguenze. Sono state spente le fiamme evitando che ci fossero contatti con i depositi di carburante, altrimenti l'esito sarebbe stato ancora più drammatico».

(Unioneonline/D)

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