Il caso Bose non si chiude.

Il fondatore ed ex Priore della Comunità, fratel Enzo Bianchi, non ha lasciato il monastero a Magnano (Biella) per trasferirsi in Toscana, nel convento che era stato messo a disposizione dalla stessa Comunità. Soluzione che era stata suggerita dal delegato del Papa, padre Amedeo Cencini.

Il trasferimento dal monastero di Bose doveva realizzarsi prima dell'inizio della Quaresima, cioè ieri.

"Con profonda amarezza la Comunità - comunicano dal monastero - ha dovuto prendere atto che fratel Enzo non si è recato a Cellole nei tempi indicatigli dal Decreto del Delegato Pontificio dello scorso 4 gennaio. Si trattava di una soluzione messa a punto in questi mesi con l'assenso ribadito per iscritto dallo stesso fr. Enzo e da alcuni fratelli e sorelle disposti a seguirlo per fornirgli tutta l'assistenza necessaria".

Bianchi, 78 anni il prossimo mese, aveva lasciato la guida della Comunità nel 2017 passando il testimone a Luciano Manicardi. Ma la sua permanenza a Bose aveva di fatto reso difficile il passaggio delle consegne e nei mesi sono cresciute incomprensioni e tensioni interne, fino alla 'visita apostolica' del Vaticano che, per salvare l'esperienza della Comunità, una punta avanzata nel cammino ecumenico, aveva optato a maggio 2020 per un provvedimento duro, l'allontanamento di Bianchi dalla sua Comunità. La difficoltà a trovare un altro posto in cui vivere, per Bianchi, era stata superata con la cessione da parte della Comunità del convento di Cellole a San Gimignano (Siena). Una decisione che però Bianchi non sembrava aver mandato giù.

Qualche giorno fa in un tweet aveva commentato: "L'esercizio del silenzio è per tutti noi difficile e faticoso, ma viene l'ora nella quale la verità grida proprio con il silenzio", "dunque silenzio sì, assenso alla menzogna no".

La Comunità aveva rinunciato alla sua Fraternità di Cellole per permettere "a fr. Enzo di andare a vivere in un luogo da lui amato, alla cui ristrutturazione aveva contribuito attivamente, arrivando a determinare anche la disposizione dei locali atti ad accoglierlo una volta dimessosi da priore". La Comunità di Bose ribadisce che "lo spostamento di fr. Enzo a Cellole avrebbe contribuito ad allentare la tensione e la sofferenza di tutti e avrebbe facilitato il lento cammino di riconciliazione e comprensione reciproca".

"Purtroppo la mano tesa non è stata accolta e ora la Comunità dovrà anche affrontare l'impegnativo onere di far ripartire la Fraternità di Cellole, poiché la sua chiusura avrebbe prodotto piena efficacia solo a partire dall'arrivo di fr. Enzo", conclude la Comunità ringraziando "la Santa Sede per come ci sta accompagnando e confermando".

(Unioneonline/F)
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