Era fuggita dalla guerra, dai bombardamenti su Odessa, la sua città. È morta sull'asfalto di Torino, uccisa da un'auto che l'ha investita mentre attraversava sulle strisce pedonali per prendere l'autobus e andare a scuola.

Si chiamava Emilia Maidaska, aveva 16 anni ed era una profuga ucraina la ragazza investita in corso Casale, a pochi passi dalla collina. Mancavano pochi minuti alle 7 quando Emilia è uscita dalla sede dell'associazione dov'era ospitata. Come ogni mattina la giovane studentessa doveva raggiungere la fermata che la portava in centro, in via Della Rocca, al liceo Artistico Aldo Passoni, dove frequentava il terzo anno, nella sezione G. È stata travolta da una Volkswagen Bora, che viaggiava in direzione San Mauro, nella cintura torinese.

Il primo a prestare soccorso è stato proprio il conducente, un cinquantenne. Ma per Emilia non c'era più nulla da fare. Secondo una prima ricostruzione proprio la forte pioggia potrebbe essere una delle cause dell'incidente mortale, anche perché l'auto non andava così veloce e a quell'ora la zona era ancora buia.

«Non l'ho vista», ha ripetuto l'automobilista disperato agli agenti. Emilia viveva in una comunità per minori, all'interno di un progetto del Comune. «Siamo sconvolti. Era come una figlia per noi», dicono dall'associazione, poi chiedono il silenzio, in rispetto per il loro dolore.

La mamma della studentessa è rimasta a Odessa, mentre il padre lavora in Germania, a Berlino. Ma a Torino la sedicenne non era sola: era riuscita a farsi amare dagli educatori, dagli altri giovanissimi della comunità e dai suoi compagni di liceo. Le foto pubblicate sul suo profilo Facebook raccontano della sua grande passione per il disegno. Un vero e proprio talento, immortalato negli scatti fotografici, dove si vede la ragazza mentre disegna, sul suo inseparabile album, angoli della città, seduta lungo il fiume Po, immersa in quella tranquillità che le serviva per dimenticare gli orrori della guerra.

(Unioneonline/L)

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