La Procura di Milano ha aperto un fascicolo con l'ipotesi di reato di spionaggio politico o militare, aggravato dalla finalità di terrorismo sul caso del drone di sospetta origine russa che, nell'ultimo mese, avrebbe sorvolato per cinque volte la sede del centro di ricerca comune della Commissione europea ad Ispra sul lago Maggiore, a Varese.

Il fascicolo, coordinato dal pm Alessandro Gobbis e dall'aggiunto del pool antiterrorismo Eugenio Fusco della Procura guidata da Marcello Viola, è stato aperto stamani, a carico di ignoti, per "spionaggio politico o militare", reato che punisce "chiunque si procura, a scopo di spionaggio politico o militare, notizie che, nell'interesse della sicurezza dello Stato o, comunque, nell'interesse politico, interno o internazionale, dello Stato, debbono rimanere segrete". Pena prevista non inferiore ai 15 anni e che arriva fino all'ergastolo "se il fatto è commesso nell'interesse di uno Stato in guerra con lo Stato italiano" o "se il fatto ha compromesso la preparazione o l'efficienza bellica dello Stato, ovvero le operazioni militari".

Contestata anche l'aggravante della finalità di terrorismo per condotte che "possono arrecare grave danno ad un Paese o ad un'organizzazione internazionale e sono compiute allo scopo di intimidire la popolazione o costringere i poteri pubblici o un'organizzazione internazionale a compiere o astenersi dal compiere un qualsiasi atto o destabilizzare o distruggere le strutture politiche fondamentali, costituzionali, economiche e sociali di un Paese o di un'organizzazione internazionale".

Nella prima segnalazione arrivata nei giorni scorsi dal Joint research centre dell'Ue ai carabinieri si parla di cinque sorvoli in un mese e di un drone di sospetta fabbricazione russa. Già dai primi accertamenti, comunque, pare che quei sorvoli siano stati telecomandati da una distanza non eccessiva rispetto al centro di ricerca.

Cos’è il Joint research centre

Il Joint research centre dell'Ue di Ispra, paese di 5mila abitanti sulla riva sinistra del Lago Maggiore in provincia di Varese, rappresenta il terzo centro ricerche più grande della Commissione europea dopo Bruxelles e Lussemburgo.
Fondato nel 1957 per fornire alle politiche dell'UE un sostegno basato sull'evidenza scientifica, in piena indipendenza da interessi nazionali, commerciali o privati, è ora considerato uno dei principali campus di ricerca in Europa ed è dotato di numerosi laboratori e infrastrutture all'avanguardia.
Sono numerosi gli ambiti in cui lavora il personale del sito, tra cui la sicurezza nucleare, l'efficienza energetica, il cambiamento climatico e lo spazio. Uno dei suoi laboratori è il cosiddetto WaterLab, che grazie ad attrezzature avanzate analizza l'acqua per determinare se contiene sostanze chimiche dannose per la salute o per l'ambiente. Un altro laboratorio è l'European solar test installation (Esti), un centro di ricerca attivo già dagli anni '70 in prima linea per definire gli standard europei e mondiali del fotovoltaico.
In una sala di crisi (Ecml) gli scienziati monitorano i possibili disastri naturali e supportano gli Stati sia nella gestione delle emergenze sia per provare ad anticipare un disastro prima che accada. Qui gli scienziati si occupano, anche attraverso l'utilizzo dei satelliti del programma Copernicus, di studiare terremoti, incendi, esondazioni e frane per cercare di limitare i danni che possono causare sulla popolazione.

(Unioneonline)

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