In Corte di Cassazione si è conclusa dopo mezzo secolo la più “vecchia” causa civile ancora pendente nelle aule di giustizia italiane.

L’azione era iniziata nel giugno del 1973 e aveva come oggetto la delimitazione del demanio marittimo avviata dalla Capitaneria di Porto di Venezia sul litorale del Cavallino, allora nel Comune di Venezia, dopo l'alluvione del 1966.

Lo rende noto oggi l'avvocato veneziano Antonio Forza, rappresentante dei ricorrenti privati.

Per 50 anni, i privati hanno sostenuto di essere stati depauperati di parte delle loro proprietà, direttamente confinanti con la spiaggia, facendo causa allo Stato, rappresentato dal Ministero dell'Economia e delle Finanze e dall'Agenzia del Demanio.

Per loro le superfici demanializzate non avevano le caratteristiche morfologiche e funzionali del Demanio Marittimo e cioè dell'arenile. Chiedevano pertanto di dichiarare l'inefficacia della delimitazione. Il Tribunale nel 1992 aveva rigettato le domande, sentenza impugnata davanti alla Corte d'Appello di Venezia la quale, dopo una consulenza tecnica d'ufficio, nel 2017 ha riformato la sentenza, accogliendole. Tra i ricorrenti figura la società Sitla Spa, assistita da Forza, proprietaria del grande villaggio Union Lido.

Lo Stato ha proseguito fino alla Corte di Cassazione che ha infine confermato le ragioni dei privati definitivamente, riconoscendo le loro ragioni e la piena proprietà dei terreni "sottratti” dall'Amministrazione Marittima.

La Suprema Corte ha anche condannato lo Stato a pagare ai privati le spese del giudizio, «decisione questa - commenta Forza - coraggiosa ed insolita da parte dei giudici romani».

(Unioneonline/l.f.)

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