Si avvia all'archiviazione l'inchiesta su Luca Morisi, l'ex responsabile della comunicazione di Matteo Salvini, che ad agosto era stato indagato per droga dopo che i Carabinieri, su segnalazione di due giovani romeni con i quali aveva trascorso la notte, avevano scoperto nella sua casa di Belfiore una piccola quantità di cocaina.

La Procura di Verona - scrive oggi il “Corriere” - chiederà a breve l'archiviazione per "particolare tenuità del fatto". La richiesta sarebbe già pronta.

Gli inquirenti avrebbero in particolare accertato che il flacone di “droga dello stupro” trovato sarebbe stato portato da uno dei due ragazzi, e non procurato da Morisi. 

Si chiude così la vicenda giudiziaria che ha costretto il creatore della “Bestia”, strategia social che aveva fatto conquistare milioni di follower al leader della Lega, a uscire di scena.

I FATTI – Era la notte del 14 agosto quando Morisi contattava via chat un escort di Milano, chiedendogli di essere raggiunto nella sua casa in provincia di Verona a fronte di un pagamento di 2.500 euro. A raggiungerlo sarebbero poi stati in due, giovani entrambi di origine romena, quindi lo sballo. Nel pomeriggio successivo, alle 15:30, la chiamata al 112: “C’è stato un furto, dovete venire”. Quando i carabinieri arrivano sotto casa trovano Morisi e i due giovani che litigano in mezzo alla strada. A telefonare è stato proprio uno dei due, che accusa Morisi e consegna un flacone custodito nel suo zaino che contiene Lgh. “Abbiamo consumato cocaina, ce l’ha data lui”, dichiara, e così scatta la perquisizione.

Morisi non nega ai militari quanto accaduto, e consegna una bustina con l’avanzo di 0,31 grammi di cocaina. Tracce di polvere bianca vengono trovate su due vassoi. Per tutti e tre scatta la denuncia per cessione di stupefacenti.

Quindi Morisi l’1 settembre si dimette da capo della comunicazione di Salvini. Parla di ”motivi personali”, ma bastano poche ore per capire che dietro c’è altro. E poiché non è un mistero che Morisi non fosse ormai ben visto da molti per le sue aggressive campagne social, non è ancora esclusa l’ipotesi che quell’incontro a pagamento potesse una trappola.

Le ricostruzioni successive, con Morisi che ammette di aver procurato cocaina “per la serata” e le chat sul sito di incontri che i due romeni e lo stesso Morisi avevano conservato sul proprio telefonino e che dimostrano come furono proprio i due ragazzi ad arrivare a Belfiore con la “droga dello stupro”, porteranno poi verso l’archiviazione.

(Unioneonline/v.l.)

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