A stanare Facebook e le sue falle nella difesa dei dati personali sono stati due gloriosi mastini come New York Times e Guardian: "È stata sufficiente la classica talpa per sorprendere chi in questi anni si era presentato come il santone della verità", dice Beppe Giulietti, presidente della Fnsi (Federazione nazionale stampa italiana), sindacato dei giornalisti.

Il caso di Cambridge Analytica è un po' la rivincita del giornalismo vecchio stampo contro il modello - e le fake news - dei social network: "Finalmente si comincia a superare l'ubriacatura di internet come terreno di sconfinata libertà e strumento di realizzazione della democrazia diretta. Chi usa Facebook deve sapere che, come tutte le imprese private, ha un fine evidente: quello di fare soldi", avverte Giulietti.

Soprattutto non si può dimenticare che, secondo il teorema dell'accusa, Cambridge Analytica avrebbe soffiato i dati personali di 50 milioni di americani per influenzare le elezioni.

Anche a colpi di fake news, le notizie false che abbondano nelle nostre vite virtuali: "Si è arrivati a tutto questo", spiega il presidente Fnsi, "quando abbiamo deciso che i mediatori, cioè i giornalisti, erano una presenza noiosa. E ci sono stati effetti nefasti. Quello che è accaduto dovrebbe convincere tutti a investire sulla qualità e sui professionisti, che verificano le notizie e rispondono a determinate regole. I veri giornalisti li puoi denunciare e sottoporre a procedimento disciplinare se sbagliano, mentre le bande organizzate che diffondono notizie false si nascondono dietro l'anonimato".

APERTO UN FASCICOLO A ROMA - Intanto la Procura di Roma ha aperto un fascicolo, al momento senza indagati o ipotesi di reato, dopo l'esposto presentato dal Codacons in relazione al caso "Datagate" con al centro Facebook.

Michele Ruffi

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I CONSIGLI DELL'ESPERTO IN CYBER SECURITY

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