E’ stato un tatuaggio a tradire il killer di Fabrizio “Diabolik” Piscitelli, il capo della curva nord laziale ucciso in un agguato al parco degli Acquedotti di Roma nell’agosto di due anni fa.
Raul Esteban Calderon, il 50enne fermato il 13 dicembre scorso nell'ambito dell'indagine condotta dai magistrati dell'Antimafia di Roma, ha sparato a Piscitelli – seduto su una panchina perché attirato in un appuntamento-trappola - alla nuca: quel giorno al parco Calderon indossava una tenuta da running per cercare di mimetizzarsi tra i frequentatori dell’area verde. Ma un tatuaggio era rimasto scoperto, ed è stato anche quello a confermare l’identikit del killer professionista.

LE INDAGINI – "Il delitto Piscitelli è maturato in un contesto criminale di gruppi contrapposti - scrive il gip nel provvedimento cautelare -. Il mondo criminale romano appare vistosamente retto dalle medesime regole e dal medesimo metodo 'antichi' vigenti nei territori delle mafie tradizionali: l'attivismo di Piscitelli e il suo essere una figura di leader di carisma superiore o comunque pari ai capi delle famiglie criminali egemoni da decenni, come i Casamonica, sì da poter fare il paciere come un vero padrino, lo esponeva tuttavia a malumori, insofferenze e gelosie".

A confermare questo rischio il tono di alcuni dialoghi carpiti dagli inquirenti. "E' morto pure quello, a sede sulla panchina stava, a fumà la sigaretta, ha preso 'na revolverata qua dietro! E altri due de quelli là che hanno sparato, vabbè so morti quelli che hanno sparato a Leandro. Lo sa tutta Roma… le guardie però non hanno le prove", afferma Enrico Bennato, arrestato con Calderon per concorso in un secondo omicidio avvenuto alcuni mesi dopo.

Nell'intercettazione cita il fratello Leandro, ferito con due colpi all'addome nel novembre del 2019 e forse il mandante dell'omicidio di Diabolik. A confermare questa ricostruzione è l'ex compagna di Calderon, sentita dagli inquirenti. "Mi ha detto quello che era successo e cioè di aver ucciso Diabolik, che Leo (Leandro Bennato ndr) era il mandante, che il motivo era personale, nel senso che Leo era considerato 'infame' da Diabolik e che stava spargendo o avrebbe potuto spargere questa voce". E ancora: "Raul mi ha detto che aveva avuto centomila euro in contanti - continua la donna nel verbale citato dal gip nell'ordinanza - in contanti da Leo e siccome era poco ma Leo non aveva altro contante, gli avrebbe dato 4mila euro al mese ed avrebbe continuato a lavorare con lui". Per il gip è "acclarato che Calderon svolga la funzione di killer in maniera per così dire professionale". Un sicario pronto a darsi alla fuga "in quanto si tratta di soggetto che, a parte ogni considerazione sulla sua nazionalità e sui suoi permanenti legami con il suo Paese di origine, ha contatti continuativi con altri Paesi, in particolare con la Spagna".

(Unioneonline/D)

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