Ha cambiato sesso e per tre anni dopo l'intervento si è fatto mantenere dal padre. Ora però la Cassazione ha dato ragione al genitore, stanco di versare al giovane 400 euro al mese.

Tutto è iniziato nel 2014, quando il tribunale di Roma aveva stabilito che il padre dovesse corrispondere quella cifra alla figlia, diventata un lui, fino all'agosto 2016 per consentirgli di affrontare la sua nuova realtà di vita al meglio.

Poi al compimento del 30esimo anno di età del giovane, il padre ha pensato che fosse il momento per il figlio di trovarsi un'occupazione e la querelle è finita nuovamente in tribunale, fino alla Suprema Corte.

Tre anni dopo, "la considerevole distanza temporale dalla conclusione di questo processo sottrae, in difetto di prove contrarie, il richiedente alla pregressa situazione di difficoltà", si legge nella sentenza.

Seppure i magistrati hanno riconosciuto che in passato il giovane viveva una "situazione di vulnerabilità e di difficoltà psicologica e relazionale legata al difficile processo di adeguamento della propria identità di genere con evidenti conseguenze sull'inserimento sociale e nel mondo del lavoro", ora hanno hanno ritenuto che fosse giunta l'ora di mettere la parola "fine" al mantenimento, accogliendo il ricorso del genitore.

(Unioneonline/F)
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