Diffusione di notizie false e tendenziose atte a turbare l'ordine pubblico.

È con quest'accusa che la Procura di Milano ha indagato i giornalisti delle Iene Matteo Viviani e il responsabile Davide Parenti per il caso dei servizi sulla Blue Whale, il gioco suicida diffuso tra gli adolescenti.

Lo riporta il Corriere della Sera: quel servizio - mandato in onda nel 2017 - era tendenzioso, sostengono gli inquirenti, e perciò era stato richiesto un decreto di condanna.

Lo stesso Viviani, in un'intervista al Fatto Quotidiano, aveva ammesso che le immagini del servizio - che mostravano ragazzini sul punto di togliersi la vita - non avevano a che fare con la Blue Whale: "Me li ha girati una tv russa - aveva detto -, ma erano esplicativi di quello di cui parlava il servizio. Cambiava qualcosa se mettevo un voice over di 4 secondi in cui dicevo che quei video non erano collegati a Blue Whale?".

Per il pubblico ministero Le Iene avevano generato allarmismo nel nostro Paese, accostando il suicidio di un ragazzino livornese al "gioco", ma le due cose non erano collegate: "Abbiamo premesso che il legame con Blue Whale era la versione del suo amico e che era solo il punto di partenza", aveva detto ancora Viviani al Fatto.

In ogni caso il gip ha pronunciato una sentenza di proscioglimento. Secondo il giudice per le indagini preliminari, non si può "escludere con la dovuta certezza" che il gioco "effettivamente esista, non può escludersi che dalla Rete sia giunto anche in Italia".

Per quanto riguarda l'allarmismo: "Il ben noto stile satirico e provocatorio delle Iene rende altamente improbabile il generare un concreto stato di minaccia visto che oggi grazie ai mezzi di comunicazione di massa è enormemente potenziata la possibilità, ed è elevata l’abitudine, di venire a contatto con le più disparate informazioni e immagini".

(Unioneonline/D)
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