Circa quattrocentro finanzieri sono impegnati dall'alba di questa mattina in tutto il territorio nazionale per perquisizioni, sequestri e acquisizioni documentali nelle sedi amministrative di 120 società e in 220 domicili.

Un'inchiesta della Procura di Gorizia ha messo nel mirino circa 150 appalti pubblici per un giro d'affari di un miliardo, tutte gare indette tra il 2015 e il 2018.

Appalti truccati e materiali scadenti utilizzati per la manutenzione e realizzazione di strade, autostrade, ponti, viadotti, cavalcavia, sottopassi, gallerie, piste aeroportuali, edifici, opere fluviali e di sistemazione idraulica, acquedotti, gasdotti, opere marittime e lavori di dragaggio, impianti di bonifica e protezione ambientale.

Dall'indagine emergono decine di turbative d'asta, accordi tra imprese per spartirsi le opere, e - cosa ancora più pericolosa - frodi nella realizzazione delle opere appaltate, eseguite in diversi casi con materiali non certificati, difformi da quelli dichiarati e in quantitativi inferiori rispetto a quelli richiesti e fatturati, cn gravi violazioni anche di natura ambientale. Il tutto favorito dai comportamenti omissivi di chi avrebbe dovuto esercitare funzioni di controllo.

I reati contestati a vario titolo sono associazione a delinquere, turbativa d'asta, inadempimenti e frodi nelle pubbliche forniture, subappalti in violazione di legge e concussione.

L'indagine, partita da un appalto anomalo che interessava Gorizia, si è estesa a tutto il Paese, portando alla luce un sistema che coinvolge 120 società e 220 soggetti tra Friuli, Veneto, Trentino, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Puglia, Lazio, Campania, Sicilia, e anche Sardegna. Alcuni appalti si riferiscono a opere da realizzare nelle zone colpite dal terremoto del 2016.

"Ciò che emerge - spiegano le Fiamme Gialle - non sono solo le decine di turbative d'asta, ma anche un pericoloso fenomeno di frode nella realizzazione delle opere appaltate.

(Unioneonline/L)
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