"Non sopporto che i miei ricordi siano sepolti sotto anni di sofferenza che io e Raffaele abbiamo sopportato dopo il suo omicidio. Mi deprime sapere che il piangerla mi costi critiche per ogni cosa che io oggi dica o non dica. Ma ancora più deprimente è il fatto che Meredith oggi non sia qui, mentre meriterebbe di esserci. Mi manca e le sono grata per il ricordo dei tempi passati insieme". Con queste parole, affidate a un giornale della sua Seattle, Amanda Knox ha voluto ricordare oggi la morte di Meredith Kercher, avvenuta esattamente 10 anni fa. Parole che hanno fatto il giro del mondo, rinfocolando ancora la diatriba tra innocentisti e colpevolisti.

L'OMICIDIO - Era il primo novembre del 2007 quando il corpo della studentessa inglese da poco arrivata a Perugia per studiare in Erasmus viene trovato sotto un piumone nell'appartamento dove vive in affitto nella città umbra, con la gola tagliata.

Partirà da allora una vicenda giudiziaria che è diventata un vero e proprio caso diplomatico, coinvolgendo tre Paesi: Italia, Stati Uniti e Gran Bretagna.

Italiano uno degli indagati, Raffaele Sollecito, 23enne di Giovinazzo (Bari): è fidanzato da pochi giorni con l'americana Amanda Knox, 20 anni, di Seattle, coinquilina di Meredith.

Sono stati proprio loro a trovare il cadavere della ragazza, assieme a due agenti della polizia postale chiamati per indagare sul ritrovamento dei suoi due cellulari nel giardino di una casa vicina.

LUMUMBA - I ragazzi vengono arrestati il 6 novembre e interrogati fino allo sfinimento, finché Amanda non tira in ballo Patrick Lumumba, 37enne congolese e padre di un bambino di un anno, titolare del locale in cui l'americana ogni tanto lavora.

Lumumba viene arrestato ma presto viene riconosciuto estraneo ai fatti. Amanda, per quell'accusa, viene condannata a tre anni per calunnia.

GUEDE - Lumumba viene scarcerato e nello stesso giorno spunta il nome di Rudy Guede, 21enne ivoriano che da sempre vive a Perugia con la sua famiglia adottiva, arrestato in Germania dove era fuggito. Sue le impronte di scarpe nella casa del delitto, sua la mano insaguinata vicino al corpo.

Guede si dichiara innocente e fornisce la sua versione dei fatti: la sera dell'omicidio è stato con Meredith. Soli in casa hanno cominciato a baciarsi e "strofinarsi" ma, prima ancora di cominciare a fare sesso, Guede si è sentito male ed è corso in bagno.

Nel suo racconto sarebbe quello il momento in cui Meredith è stata uccisa: dalla toilette, sente gente entrare in casa, poi un urlo, infine dalla porta vede la ragazza in un lago di sangue. Cerca di rianimarla, scopre che è morta, si spaventa e scappa.

Viene processato con il rito abbreviato e condannato a 30 anni di carcere - ridotti poi a 16 anni - per concorso in omicidio (con Amanda e Raffaele, secondo l’accusa).

AMANDA E RAFFAELE - Condannati in primo grado, vengono assolti in appello: le loro tracce di Dna sul coltello considerato l'arma del delitto e sul gancetto del reggiseno di Meredith non vengono considerate attendibili.

Dopo poco meno di quattro anni in carcere, la Cassazione annulla la sentenza disponendo un nuovo processo di secondo grado a Firenze. Al termine del quale vengono di nuovo condannati prima di essere definitivamente assolti, due anni dopo, in Cassazione.

(Redazione Online/D)

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