Il 18 aprile 2002 viene ricordata come la data della tragedia del Pirellone. A Milano, un piccolo aereo da turismo si schianta contro il grattacielo. Muoiono tre persone, più di 60 sono i feriti.

Ai comandi del monomotore Rockwell Commander 112TC c’è Luigi Marco Fasulo. Nel pomeriggio decolla dall’aeroporto di Locarno-Magadino, in Svizzera. Il programma di volo prevede come destinazione Milano Linate. Tutto sembra procedere nella norma, anche le comunicazioni con la torre di controllo si svolgono regolarmente.

A un certo punto però Fasulo mostra qualche incertezza chiedendo di atterrare su una pista che quel giorno è riservata agli elicotteri ma che lui, probabilmente, conosceva meglio delle altre. In questo frangente si inserisce inoltre un problema tecnico al carrello, riferito dal pilota alla torre, mentre il velivolo sta seguendo una rotta comunque non corretta per l’avvicinamento alla pista. Dopo uno scambio di conversazioni, tra l’altro con qualche confusione perché Fasulo si inserisce nelle indicazioni date a un altro aereo, viene visto da alcuni testimoni mentre si dirige verso il centro di Milano. Forse anche abbagliato dal sole, entra in rotta di collisione col grattacielo, all’altezza del 26esimo piano.

Si sprigiona un incendio. E oltre a Fasulo muoiono Anna Maria Rapetti e Alessandra Santonocito, dipendenti della Regione Lombardia. Oltre 60 i feriti.

(Unioneonline/s.s.)

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