Iglesias, l’ultimo sarto chiude bottega dopo 67 anni di attività
Francesco Manelli è un’istituzione, si ferma dopo aver vestito numerose generazioni: «Devo riposarmi, il rimpianto? Non aver trovato qualcuno che potesse ereditare l’attività»Il metro sul collo adorna una giacca elegante. Il racconto dei particolari di una vita passata a creare, è minuzioso, lucido e preciso. Precisione, un sostantivo che gli ha permesso di reggere l'urto dei cambi d'epoca, attraversare il periodo bellico, quello del rilancio economico, di vivere la prosperità dell'avvento dell'attività mineraria e industriale e di assistere al loro progressivo decadimento. Precisione e dedizione sono stati per Francesco Manelli quelle innate virtù che gli hanno consentito di chiuder bottega all'età di 93 anni. Manelli non è un semplice sarto, ma è il "sarto", l'ultimo di una generazione ormai persa e l'attività nello storico locale di via Garibaldi ad Iglesias, ha abbassato la saracinesca dopo 67 anni.
Al lavoro
Siede dietro ad una macchina da cucire, una Singer comperata a rate nel 1956 e pagata 82 mila lire. Racconta d'essere nato a Gavoi nell'ottobre del 1930. Parla mentre armeggia con maestria sui punti di uno scampolo di tessuto adagiato sul tavolo da lavoro. Tiene a portata di mano i ditali, il tecnimetro, le forbici da taglio e il basimetro con una bolla al mercurio utile per le misure di precisione. «Vicino alla casa in cui nacqui c'era una sartoria. Fin da piccolissimo ne rimasi affascinato. - svela - Ero il terzo di sei figli e mia madre voleva diventassi un falegname, o un pastore, o un agricoltore. Ma la mia strada era segnata, perché sentivo dentro me qualcosa di forte».
Era la passione per il taglio ed il cucito. A 12 anni entrò come apprendista nella sartoria del paese. «Dopo 5 anni si presentò un'occasione. - racconta - Mia sorella che viveva a Carbonia aveva bisogno di compagnia». Alle 3 del mattino salì su una corriera in direzione di un territorio nel pieno della prosperità: «Tornai a Gavoi soltanto per la chiamata della visita di leva. - spiega - Ma già il giorno successivo ripartii».
Il percorso
Dopo aver effettuato delle esperienze nelle "botteghe" dei sarti della cittadina mineraria, Francesco nel 1954 parte a Milano alla scuola di "moda maschile" e torna con sottobraccio esperienze, attestati e diplomi. Un anno dopo sposa la sua amata Delfina: «Insieme nella vita e nel lavoro fino al suo addio nel 2013. - racconta - Era la mia forza».
Nel 1956 la decisione di non dipendere più da nessuno e aprire un'attività propria trasferendosi ad Iglesias e fondando la "Sartoria Francesco Manelli". Fino allo scorso 31 dicembre un'istituzione che ha vestito migliaia e migliaia di persone: «Ho ancora dei clienti che vorrebbero gli abiti su misura. - confessa Francesco - Ma è arrivato il momento di riposare». Lisa Manelli è la prima dei 4 figli e racconta: «Mio padre ha sempre avuto una passione per il suo lavoro, fuori dal comune».
L'unico rimpianto de "l'ultimo dei maestri" è quello di non esser riuscito a trovare una figura che potesse ereditare la propria attività ed il proprio mestiere: «In tanti hanno lavorato per me. - continua Francesco - Ma in nessuno ho mai riscontrato quell'amore nei confronti di questa arte, capace di mutare il sacrificio, in ragion di vita».
Adriano Secci