Il metro sul collo adorna una giacca elegante. Il racconto dei particolari di una vita passata a creare, è minuzioso, lucido e preciso. Precisione, un sostantivo che gli ha permesso di reggere l'urto dei cambi d'epoca, attraversare il periodo bellico, quello del rilancio economico, di vivere la prosperità dell'avvento dell'attività mineraria e industriale e di assistere al loro progressivo decadimento. Precisione e dedizione sono stati per Francesco Manelli quelle innate virtù che gli hanno consentito di chiuder bottega all'età di 93 anni. Manelli non è un semplice sarto, ma è il "sarto", l'ultimo di una generazione ormai persa e l'attività nello storico locale di via Garibaldi ad Iglesias, ha abbassato la saracinesca dopo 67 anni.

Al lavoro

Siede dietro ad una macchina da cucire, una Singer comperata a rate nel 1956 e pagata 82 mila lire. Racconta d'essere nato a Gavoi nell'ottobre del 1930. Parla mentre armeggia con maestria sui punti di uno scampolo di tessuto adagiato sul tavolo da lavoro. Tiene a portata di mano i ditali, il tecnimetro, le forbici da taglio e il basimetro con una bolla al mercurio utile per le misure di precisione. «Vicino alla casa in cui nacqui c'era una sartoria. Fin da piccolissimo ne rimasi affascinato. - svela - Ero il terzo di sei figli e mia madre voleva diventassi un falegname, o un pastore, o un agricoltore. Ma la mia strada era segnata, perché sentivo dentro me qualcosa di forte».
Era la passione per il taglio ed il cucito. A 12 anni entrò come apprendista nella sartoria del paese. «Dopo 5 anni si presentò un'occasione. - racconta - Mia sorella che viveva a Carbonia aveva bisogno di compagnia». Alle 3 del mattino salì su una corriera in direzione di un territorio nel pieno della prosperità: «Tornai a Gavoi soltanto per la chiamata della visita di leva. - spiega - Ma già il giorno successivo ripartii».

Un'immagine del passato di Francesco Manelli (foto Secci)
Un'immagine del passato di Francesco Manelli (foto Secci)
Un'immagine del passato di Francesco Manelli (foto Secci)

Il percorso

Dopo aver effettuato delle esperienze nelle "botteghe" dei sarti della cittadina mineraria, Francesco nel 1954 parte a Milano alla scuola di "moda maschile" e torna con sottobraccio esperienze, attestati e diplomi. Un anno dopo sposa la sua amata Delfina: «Insieme nella vita e nel lavoro fino al suo addio nel 2013. - racconta - Era la mia forza».

Nel 1956 la decisione di non dipendere più da nessuno e aprire un'attività propria trasferendosi ad Iglesias e fondando la "Sartoria Francesco Manelli". Fino allo scorso 31 dicembre un'istituzione che ha vestito migliaia e migliaia di persone: «Ho ancora dei clienti che vorrebbero gli abiti su misura. - confessa Francesco - Ma è arrivato il momento di riposare». Lisa Manelli è la prima dei 4 figli e racconta: «Mio padre ha sempre avuto una passione per il suo lavoro, fuori dal comune».

L'unico rimpianto de "l'ultimo dei maestri" è quello di non esser riuscito a trovare una figura che potesse ereditare la propria attività ed il proprio mestiere: «In tanti hanno lavorato per me. - continua Francesco - Ma in nessuno ho mai riscontrato quell'amore nei confronti di questa arte, capace di mutare il sacrificio, in ragion di vita».

Adriano Secci

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