50 milioni di euro per permettere al settore agroalimentare di diventare finalmente uno dei principali volani di sviluppo del Sulcis iglesiente. È questa una delle proposte e delle richieste emerse martedì durante il convegno “L’importanza della risorsa idrica per le filiere agroalimentari del Sulcis” promosso dalla Coldiretti, dal comune di Santadi e dalla cantina che ha ospitato l’evento.

Al convegno hanno partecipato, oltre al sindaco Massimo Impera e al presidente della cantina Antonello Pilloni, il presidente del Consorzio di bonifica della Sardegna Meridionale Efisio Perra, il presidente regionale dell’Anbi Gavino Zarritu, l’assessore regionale ai lavori pubblici Pierluigi Saiu e il presidente della Coldiretti di Cagliari Giorgio Demurtas.

Nel basso Sulcis esistono ben oltre un centinaio di aziende, che grazie alla realizzazione di progetti già presentati per l’efficientamento e la razionalizzazione dell’utilizzo dell’acqua porterebbero grandi benefici a tutto il sistema economico.

«Oggi il settore agroalimentare del basso Sulcis ha bisogno più che mai di acqua - afferma Efisio Perra - anche per rispondere agli inarrestabili cambiamenti climatici che mettono in ginocchio le colture del territorio». Il presidente del consorzio di Bonifica si spinge oltre affermando che «bisogna dare centralità all’infrastrutturazione irrigua, intervenendo sull'esistente e ampliando la rete idrica ad oggi presente. Attraverso questi interventi, che riguarderebbero un territorio molto vasto, stimato in circa 10 mila ettari, si promuoverebbe lo sviluppo integrato dell'intero territorio».

Su questo argomento interviene anche Giorgio Demurtas, moderatore dell’incontro: «Oggi il basso Sulcis ha a disposizione gli oltre 360 milioni di euro del piano just transition fund che mirano proprio a creare nuove forme di economia alternativa, oltre ai fondi ancora non utilizzati del Piano Sulcis». L’esponente della Coldiretti non ha dubbi sulla bontà della scommessa che si vuole affrontare e vincere: «Il settore agroalimentare è la risorsa più bella che abbiamo a disposizione e non possiamo permettere che venga messa a rischio dalla carenza di acqua. Per questo motivo abbiamo bisogno di nuovi invasi per permettere l’esplosione delle potenzialità agroalimentari del territorio».

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