La pandemia lo ha tenuto “all’àncora” per quasi due anni ma ora è pronto a mollare gli ormeggi dimostrando che, quando si tratta di navigare, l’età non conta, il tempo è relativo.

È nato a Sant’Antioco 75 anni fa, vive a Carbonia da mezzo secolo, ma la vera residenza di Luigi Senis, faccione bonario che ricorda un po’ l’immagine pubblicitaria del capitan Findus, è il mare. In tutte le sue declinazioni geografiche: gli oceani in cui ha navigato in lungo e in largo ma prima di tutto il Mediterraneo in cui sta per rituffarsi alla guida di un panfilo.

Lo farà in virtù del titolo di comandante di imbarcazioni di questo tipo, come pure di grossi pescherecci d’altura e traghetti benché di dimensioni ridotte. Fra pochi giorni infatti, nonostante sia in pensione e non disdegni la passione per i libri e la lettura dei quotidiani isolani, (è un assiduo frequentatore della biblioteca) il capitano Luigi si rimetterà al timone ingaggiato da privati per un tour attorno all’Isola e qualche puntata in Corsica.

Con buona pace della moglie: "Mi sento ancora un ragazzo che adora il mare e non riesco a starci lontano troppo tempo: l’ho dovuto fare per il Covid ma dato che ho le competenze e l’esperienza perché non avrei dovuto accettare la chiamata?”. Riflessione che vale come invito ai giovani: “Chiunque ami il mare, porti passione ma pure rispetto e affini le competenze: non ci si improvvisa”.

Lo dice uno che, prima di acquisire quasi tutte le patenti nautiche, ha iniziato la carriera da ragazzino sulle petroliere solcando i tre oceani e scampando la morte tre volte: "Negli anni Sessanta il timoniere ci portò dritto sugli scogli di un’isola delle Canarie e siamo colati a picco in pochi minuti. Ci salvarono i pescatori con un ponte di barche. E altre due volte ci siamo salvati da incidenti causati dalle condizioni pietose del legname dei pescherecci”.

In una di queste circostanze, davanti a Oristano, con una manovra riuscì a trarre in salvo l’equipaggio. Nella sua lunga interminabile carriera di comandante, riflette anche sulle continue traversate dei migranti dall’Algeria alle coste del Sulcis, come la nuova ondata di pochi giorni fa: “Poco credibile che i barchini si facciano trainare sino a metà tragitto: un natante in buone condizioni, un motore decente, un Gps e il mare abbastanza calmo permette di arrivare qui in 12-14 ore in serenità”.

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