Ecco il testo della lettera di 31 presidi sardi che  accende un faro su nuovi e vecchi problemi dell’istruzione nell’Isola. 

Inizia la scuola: dopo i due mesi di pausa estiva e di tanti mesi di silenzio esplode l’interesse per i problemi della scuola, sui media, tra i politici, tra gli osservatori più o meno attenti ai fenomeni che coinvolgono adolescenti e bambini. Nel contempo, tra fine agosto e inizio di settembre, le famiglie si organizzano per affrontare l’anno scolastico dei loro figli; i dirigenti e il personale scolastico sono intenti a predisporre quanto è necessario per iniziare le attività affrontando i soliti problemi di organici ancora non completi, di segreterie da organizzare e oberate di adempimenti, di collaboratori scolastici insufficienti a garantire decoro e vigilanza, di cantieri non conclusi, di interventi sugli edifici scolastici programmati ma mai iniziati, di classi numerose, di bambini con bisogni educativi speciali senza sostegni adeguati.

Un quadro che si ripete ogni anno, da tempo, da troppo tempo, che attira l’interesse di chi nel mese di settembre rivolge la sua attenzione al mondo della scuola per poi trascurarla sino all’inizio del successivo anno scolastico o intervenire di fronte a episodi eclatanti.

Viene da chiedersi, ma è questo il modo di interessarsi “veramente” ai problemi di una scuola che in Sardegna presenta i più elevati tassi di dispersione e dove la povertà educativa minorile è in costante aumento?
La scuola, l’istruzione e l’educazione dei più giovani, di cui tutti “a parole” riconoscono l’importanza, dovrebbe essere uno degli argomenti che incontra – oltre l’interesse tutto l’anno – la collaborazione e l’azione fattiva di coloro che hanno responsabilità, a partire da chi opera nell’attività amministrativa e gestionale, ma anche nell’informazione dell’opinione pubblica. Invece si assiste, oggi – settembre 2023 – come in anni precedenti, a tutt’altro spettacolo, che evidenzia assenza di programmazione e collaborazione, di organizzazione di fronte a situazioni emergenziali, di conoscenza dei problemi e delle situazioni reali.

La scuola è sì un valore, un diritto costituzionale, ribadito nei documenti ufficiali, negli incontri pubblici o nelle dichiarazioni riportate sui media, ma quando si passa alla concreta azione su questo aspetto valoriale cade l’oblio. E allora emerge che i problemi delle scuole non sono quelli individuati come prioritari e la collaborazione tra i settori deputati ad intervenire (istituzioni, uffici) è spesso poco fruttuosa.

La condizione degli edifici scolastici è sicuramente l’aspetto che più evidenzia quanto la scuola non trovi una concreta attenzione e cura. Ad inizio anno scolastico, grazie anche all’interessamento “momentaneo” dei media, si scopre che dopo quasi due anni un edificio dell’Istituto Comprensivo di via Stoccolma, a Cagliari, è di nuovo inagibile, che numerosi cantieri in altrettante numerose scuole non sono conclusi (alcuni aperti addirittura nel decennio passato), che aule non possono essere utilizzate per le finalità a cui sono destinate, che spazi cortilizi non sono curati adeguatamente, che i luoghi delle attività quotidiane si presentano non infrequentemente nelle stesse condizioni degli anni precedenti. Sono situazioni che i dirigenti scolastici periodicamente segnalano “per iscritto”, ma che raramente trovano una completa soluzione. Benché la dirigenza scolastica abbia responsabilità nell’ambito della sicurezza, non ha strumenti operativi per intervenire nelle manutenzioni, se non in quelle di piccola entità (e talvolta neppure in queste per insufficienza di fondi a disposizione).

Ha certamente la responsabilità di collaborare, ma quando la comunicazione è insufficiente, oppure passa per canali non istituzionali, la collaborazione stessa non trova la sua naturale espressione. E così ogni anno, nella loro “autonoma solitudine”, le scuole sono costrette affrontare continue situazioni emergenziali, che ovviamente limitano l’offerta formativa e soprattutto la sua qualità.

Le considerazioni fin qui svolte portano i dirigenti scolastici firmatari di questa nota a chiedere rispetto per chi opera quotidianamente e faticosamente nella scuola. Rispetto che non si esprime certamente puntando i riflettori ad inizio anno sui problemi della scuola, né in dichiarazioni finalizzate alla ricerca di singole responsabilità quando le emergenze sono davvero significative. Ci porta a chiedere collaborazione tra tutti coloro che operano nella scuola, che deve trovare da subito una concreta manifestazione. Ci porta a chiedere di indire al più presto delle conferenze di servizio locali per affrontare innanzitutto le emergenze e successivamente una pianificazione di interventi.

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